Legge elettorale, fiducia al Senato su 5 articoli, scoppia la protesta, Mdp lascia la maggioranza

Legge elettorale, fiducia al Senato su 5 articoli, scoppia la protesta, Mdp lascia la maggioranza
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Ottobre 2017, 18:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 14:24

Il governo pone la fiducia sul Rosatellum 2.0 anche in Senato. La decisione certifica l'uscita di Mdp dalla maggioranza: i capigruppo dei bersaniani sono saliti al Quirinale per informare Mattarella della decisione che arriva dopo settimane di tensioni e continui distinguo con il governo Gentiloni.

L'addio di Mdp alla maggioranza non è una buona notizia per il premier in vista della discussione della legge di Bilancio: al Senato i numeri diventano ancora più risicati. Il governo ha rotto gli indugi sulla fiducia dopo che i cinque stelle e si senatori di Sinistra italiana avevano respinto l'appello a rinunciare al voto segreto su una quarantina di emendamenti da loro presentati. Immediate le proteste dello schieramento che si oppone al Rosatellum.

Anche il presidente del Senato Pietro Grasso ha ricevuto la sua dose di critiche, con tanto di «occupazione» del suo scranno da parte della capogruppo di Sinistra Italiana Loredana De Petris. Il governo aveva fatto conoscere la sua posizione sin dal primo mattino: «Se rinunciano a chiedere i voti segreti ci penseremo seriamente se mettere o meno la fiducia» aveva detto il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Luciano Pizzetti.

Ma M5s e Si non hanno fatto retromarcia. Anzi hanno chiesto lo scrutinio segreto anche sulle pregiudiziali di costituzionalità, negato però dal presidente Grasso in base al Regolamento. Una novità, per M5s, che in passato aveva criticato il voto segreto. Dopo la bocciatura delle pregiudiziali, la ministra Anna Finocchiaro ha immediatamente posto la fiducia su cinque dei sei articoli della legge (escluso solo il 5, che contiene solo la clausola di invarianza finanziaria). Una mossa che ha suscitato l'ira di M5s, Si e Mdp. I primi hanno occupato i banchi del governo (e si sono messi una benda sugli occhi in segno di protesta), e Loredana De Petris si è seduta sullo scranno di Grasso appena questi si è alzato per andare alla Capigruppo. La conferenza dei capigruppo ha stabilito che le cinque chiame nominali per i cinque voti di fiducia si svolgeranno domani a partire dalle 14, mentre le dichiarazioni di voto e il voto finale ci saranno giovedì mattina.

Oggi, nella discussione sulla fiducia, potrebbe intervenire Giorgio Napolitano, che nei giorni passati ha espresso riserve sia sulla legge sia sul ricorso alla fiducia. Ma la fiducia apre poi una nuova ferita nel Pd: quattro senatori (Vannino Chiti, Walter Tocci, Luigi Manconi e Claudio Micheloni) hanno preannunciato che non parteciperanno al voto, in dissenso, mentre Massimo Mucchetti si riserva la decisione. Gli altri gruppi che sostengono il Rosatellum 2.0 (Fi, Ap, Lega, Autonomie, Ala-Sc, Drezione Italia) hanno confermato l'appoggio. Fi , ha detto Paolo Romani, «voterà sì convintamente» anche se non voterà la fiducia.

Male invece la manifestazione dei professori del Comitato per il No all'Italicum: solo poche decine di persone davanti al Senato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA