Legge elettorale, Berlusconi e il Pd: le urne sono vicine. M5S: noi ci stiamo

Legge elettorale, Berlusconi e il Pd: le urne sono vicine. M5S: noi ci stiamo
di Stefania Piras
3 Minuti di Lettura
Domenica 28 Maggio 2017, 09:23
Chi vuole il sistema tedesco per la nuova legge elettorale? Silvio Berlusconi lo ha fatto uscire dal cilindro per primo. Il Pd di Matteo Renzi non chiude e anche Lega e Mdp hanno fatto scattare i pollici all'insu. E pure il M5S ora vuole essere della partita e per presentarsi all'incontro alla Camera di domani dove si testeranno le reali intenzioni delle forze politiche con un mandato forte, sta facendo votare i propri iscritti a favore del tedesco interpretato così: «Un proporzionale con soglia di sbarramento al 5% e un premio di maggioranza per chi raggiunge la soglia del 40% o altri metodi di calcolo più selettivi che incrementino il numero dei seggi della prima forza politica».

CAMBIO DI ROTTA
Il M5S si è mosso così perché l'ultima volta, quando si è passati dal Democratellum (proporzionale puro che in ultima battuta apriva timidamente alle coalizioni) al Legalicum (Italicum modificato dalla Consulta), c'erano stati diversi mal di pancia per un cambio di rotta non concordato. Sul blog è comparsa infatti una excusatio non petita. Il Legalicum viene infatti definito «una legge che non è quella che il MoVimento 5 Stelle ha proposto nel 2014 ma che è stata proposta per dimostrare la nostra apertura, per senso di responsabilità e per togliere al Pd l'alibi per rimandare le elezioni». Ora un altro ripensamento molto politico, che scontenta l'anima movimentista , ma che è dovuto alla necessità di aderire a una trattativa, quella di domani, e alla vocazione governista e quindi maggioritaria che il M5S sta ritagliando sulla figura di Luigi Di Maio, il candidato premier in pectore. Non a caso, il vicepresidente della Camera ha illustrato in un'intervista al Messaggero la necessità di rifarsi ai principi della Consulta «che ha sdoganato il premio di maggioranza». E ancora: «E' chiaro che è nostro interesse introdurre dei correttivi di governabilità». Correttivi imprescindibili per il M5S che teme i collegi uninominali dietro i quali secondo Danilo Toninelli ci sono solo «immani potentati locali». Ecco perché la preoccupazione del M5S è che dopo la convergenza sul tedesco arrivi un emendamento in qualche modo anti-M5S.

Stasera sono attesi i risultati delle votazioni degli iscritti M5S. L'argomento ultrapolitico, come prevedibile, non fa impazzire la base, ma ci sono attivisti che commentano: «Non voglio che nessuna minoranza possa mai governare da sola. Nemmeno noi. Non è democratico che qualunque forza politica prenda il 40% abbia poi in parlamento il 15% di seggi in più, è una distorsione della volontà popolare inaccettabile!». Berlusconi però già vede l'accordo in dirittura d'arrivo. «Probabilmente manca poco al momento in cui gli italiani potranno di nuovo scegliere da chi vogliono essere governati, se finalmente potremo avere una legge elettorale condivisa», annuncia l'ex premier. Lorenzo Guerini del Pd mostra lo stesso ottimismo: «È evidente che nel momento in cui la legge elettorale viene approvata tecnicamente è possibile andare al voto».

Gli alfaniani di Alternativa Popolare frenano gli entusiasmi ed esprime preoccupazione per la soglia del 5 per cento. «Questo impianto di legge, il falso tedesco per intenderci, è una sorta di legge truffa al contrario...», tuona Sergio Pizzolante, vicepresidente di Alternativa popolare.

L'accusa è che dietro al sistema tedesco si formalizzi una possibile futura e debole alleanza Pd-FI senza agibilità di governo. «In questo modo -sottolinea ancora il vicepresidente di Ap- o andiamo verso la totale ingovernabilità sul modello spagnolo o greco con nuove elezioni 6 mesi dopo, oppure andiamo verso il governo degli avventuristi e dei populisti».

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