Landini in campo, quattro ex grillini passano con lui

Landini in campo, quattro ex grillini passano con lui
di Claudio Marincola
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Lunedì 16 Marzo 2015, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 08:09
Il progetto di «coesione sociale» di Maurizio Landini ha solo un giorno di vita ma è già più di un movimento e poco meno di un partito (per una volta ci viene risparmiato il “laboratorio”) . È «un soggetto politico» che nasce con l'ambizione di «scrivere un nuovo statuto dei lavoratori» e ha chiaro nel mirino il suo avversario: il governo Renzi che ha «attaccato e cancellato il vecchio statuto».



Da che era tutta nella testa del segretario della Fiom, l'idea lievita in una zona franca: gli orfani (e le vedove) della sinistra. Sono rapporti che la Fiom ha intessuto da sempre. Che negli ultimi mesi, pensando che un giorno sarebbero tornati utili, ha intensificato. Nelle assemblee, nelle piazze, nei movimenti di lotta per la casa ma anche nei centri sociali e nelle occupazioni.



IL SALDATORE

Il lancio è stata la riunione a porte chiuse nella sede nazionale della Fiom ma se ne discuteva da tre mesi. La lettera di convocazione è stato l'ultimo atto. C'erano Emergency, Arci, Libera, Articolo 21, Libertà e giustizia, alcuni rappresentanti delle categorie professionali, il costituzionalista Gianni Ferrara, i Giovanni Cocchi del comitato per una legge popolare sulla “Buona scuola” e e i senatori ex M5S Maria Mussini, Maurizio Romani e Alessandra Bencini. Come dire che il Landini-group volendo avrebbe già una sua rappresentanza a Palazzo Madama. Oltre ai 3 senatori già citati, potrà contare su Francesco Campanella, anche lui ex grillino che sul suo profilo Facebook, dopo aver ascoltato il leader - ospite ieri al programma “In mezz'ora” su RaiTre - ha commentato entusiasta: «Non ho sentito una cosa che non mi piace. Su queste istanze per quello che servirà io ci sono».



Il saldatore (così lo ha definito “il Manifesto”) si propone per saldare - appunto - le varie componenti della protesta. E attacca: «Non è vero che il governo ha il consenso, è una balla». Si sente investito di un ruolo che altrimenti nessun altro svolgerebbe: «Ci troviamo - ha spiegato - di fronte a un passaggio che non ha precedenti: difenderemo i diritti, cambieremo noi il Paese». La convinzione è che l'area sia destinata ad allargarsi. L'obiettivo è «costruire un progetto di mobilitazione e di azioni ad ogni,livello».



IL GELO

Apparentemente nulla in casa-Fiom nulla è cambiato. Sulla home page del sindacato campeggia un'intervista al leader greco Tsipras. Le Tute blu non si trasformeranno tout court in una partito ma «un sindacato è un soggetto politico». E se non lo è «vuol dire che è un'altra cosa». Qualche calcetto Landini lo ha tirato anche alla Cgil. Come, ad esempio, quando ha ricordato che «la forza di Renzi deriva anche dagli errori fatti dai sindacati». O anche quando ha rilevato che «c'è un problema di riforma anche della Cgil», perché «quello che sta accadendo cambia tutto, anche il sindacato deve cambiare o è fuori». il segretario della Fiom parla al «Paese che non si sente rappresentato», «ai lavoratori che non possono curarsi e pagare il ticket , non possono far studiare i figli perché non hanno i soldi». Chiede che i beni sequestrati alle mafie servano per finanziare centri dove i lavoratori possano curarsi o istruirsi. E c'è spazio anche per l'amarcord «nel '77 quando cominciai a lavorare c'era lo statuto dei lavoratori, era tutto diverso, non potevano licenziarmi, ora non è più così».



IL POST JOBS ACT

Come organizzarsi «per gestire il post Jobs act»: è il tema che s popolare sulle chat animate dalla Fiom. L'idea che stia nascendo una «quarta confederazione» tiene in ansia la Camusso. Che smentisce Landini e precisa di non essere stata invitata o aver aderito» alla riunione di sabato scorso. La separazione non è all'ordine del giorno ma nella Cgil intanto sono scattate le contromisure: il prossimo 21 marzo è stata convocata un'assemblea con la Camusso e la minoranza dem.