Una smentita fatta rimbalzare con forza sul blog, sui social e facendo scendere in campo l'«eminenza» solitamente silente Emilio Carelli. Che ribadisce invece quella che è la politica dei due forni che sta tentando il M5s. «Dialogo con tutte le forze politiche, a destra e a sinistra, nell'interesse del Paese, affinché si faccia un governo» ripete Carelli. D'altra parte mentre Salvini, vulcanico come sempre anche dalla sua vacanza ad Ischia, ripete il suo «mai» con Pd e commenta con un «mamma mia» l'ipotesi di un accordo M5s-Pd, Di Maio resta a Roma a lavorare senza rilasciare dichiarazioni. E guardando al sommovimento dentro casa Pd dove, dopo la richiesta di Dario Franceschini e Andrea Orlando di apertura al dialogo con i 5 Stelle, i renziani vanno all'attacco e li sfidano: « la nostra linea è stare all'opposizione, se qualche dirigente vuole cambiare posizione lo dica chiaramente». Sulla strada di un accordo M5s-Lega resta invece l'ostacolo di Silvio Berlusconi che non sembra volere affatto fare passi indietro. «Tutte le forze politiche responsabili hanno il dovere di dare ai cittadini risposte concrete» dice con uno sguardo all'udienza sulla sua riabilitazione che il Tribunale di sorveglianza di Milano dovrebbe tenere a luglio. Ma, lo difende Salvini, «non è che uno si siede al tavolo e dice: tu non mi piaci, vai via! Si parte dai progetti, non dai nomi, dai premier». D'altra parte Giovanni Toti, uno dei primi ufficiali di collegamento tra Lega e Fi, è ottimista: «c'è una possibilità che le forze politiche si accordino, le mediazioni sono indispensabili. Penso che si debba partire dal centrodestra e che i 5 Stelle possano negoziare un programma minimo su cui si va d'accordo». A quel punto servirà un premier «incaricato a trattare sia con Berlusconi, sia con Di Maio» e Salvini potrebbe lui «fare da cerniera».
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