Trovandosi subito ad affrontare due importantissime scadenze internazionali. Domani e dopodomani il Presidente del Consiglio sarà a La Malbaie in Québec per il vertice G7. Ma particolarmente significativo è il vertice che da ieri si sta svolgendo a Bruxelles per la ministeriale Nato con un nutritissimo ordine del giorno.
Entro il 30 settembre infatti esse dovranno essere rifinanziate per i successivi tre mesi, fino al 31 dicembre. Ed entro questa data si dovrà produrre la relazione annuale e il finanziamento per tutto il 2019 da proporre e approvare in Parlamento. Si tratta di una spesa annuale di poco più di un miliardo di euro e dell’impiego ad oggi di 6.090 nostri soldati. E’ noto quanto il valore di questo impegno vada ben oltre quello esclusivamente militare. Le missioni italiane nel mondo sono state in tutti questi anni la principale iniziativa di politica estera e di difesa del nostro Paese. Grazie ad esse è cresciuto il prestigio internazionale dell’Italia e delle nostre Forze Armate. E tutto il sistema di difesa italiano si è notevolmente evoluto grazie a queste esperienze.
Così lasciando intendere che sarà confermata la presenza militare italiana come a suo tempo richiesto dagli alleati e in particolare dagli Stati Uniti. D’altro canto la situazione in quel Paese è tornata oggi a farsi incandescente e oltre a non voler disperdere i risultati di tanti anni di sacrificio anche di vite umane, l’Afghanistan rischia di diventare il nuovo principale territorio di insediamento del terrorismo islamico. Di tutte le altre missioni in corso è facile prevedere una conferma anche da parte del nuovo Governo. Si tratta semmai di verificare al rientro da Bruxelles le intenzioni del nuovo Ministro circa l’opportunità di portare avanti la missione italiana in Niger di cui si discusse molto al momento dell’approvazione. Deliberata a maggioranza nella passata legislatura su richiesta del governo del Niger e all’indomani di un vertice euro-africano la si è ritenuta utile per rafforzare il protagonismo italiano nel continente africano, controllare una zona importante di transito dei flussi migratori e supportare quel Paese nella lotta al terrorismo. E vale la pena ricordare come alcune dichiarazioni critiche rispetto alla presenza italiana da parte di esponenti del Governo del Niger, poi smentite, alimentarono il sospetto che una significativa presenza dei nostri soldati non fosse particolarmente gradita dai francesi. Eppure la missione fu decisa insieme agli alleati europei e dunque anche con la Francia.
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