L’impegno italiano/Missione in Niger come argine contro gli sbarchi

di Nicola Latorre
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Venerdì 8 Giugno 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:11
Dopo le polemiche e i colpi di scena che hanno preceduto la nascita del Governo, il nuovo esecutivo che ha acquisito la fiducia delle due Camere può iniziare concretamente a lavorare.

Trovandosi subito ad affrontare due importantissime scadenze internazionali. Domani e dopodomani il Presidente del Consiglio sarà a La Malbaie in Québec per il vertice G7. Ma particolarmente significativo è il vertice che da ieri si sta svolgendo a Bruxelles per la ministeriale Nato con un nutritissimo ordine del giorno. Dal delicatissimo tema delle spese per la difesa all’adattamento delle strutture di comando dell’Alleanza, dalla lotta al terrorismo al prosieguo della missione militare in Afghanistan. Impegno quest’ultimo che prelude a una rilevante scadenza che dovrà essere affrontata subito dopo l’estate. Quella relativa al rinnovo di tutte le missioni internazionali che impegnano oggi i nostri militari in tante parti del mondo.

Entro il 30 settembre infatti esse dovranno essere rifinanziate per i successivi tre mesi, fino al 31 dicembre. Ed entro questa data si dovrà produrre la relazione annuale e il finanziamento per tutto il 2019 da proporre e approvare in Parlamento. Si tratta di una spesa annuale di poco più di un miliardo di euro e dell’impiego ad oggi di 6.090 nostri soldati. E’ noto quanto il valore di questo impegno vada ben oltre quello esclusivamente militare. Le missioni italiane nel mondo sono state in tutti questi anni la principale iniziativa di politica estera e di difesa del nostro Paese. Grazie ad esse è cresciuto il prestigio internazionale dell’Italia e delle nostre Forze Armate. E tutto il sistema di difesa italiano si è notevolmente evoluto grazie a queste esperienze. 

Nel contratto di governo sottoscritto dalla nuova maggioranza viene ripetutamente richiamato il concetto di “interesse nazionale” quale principio su cui basare la nostra politica estera e “rivalutare la presenza italiana nelle missioni internazionali”. Si ribadisce la necessità di riconoscersi nell’Alleanza Atlantica considerando gli Stati Uniti “alleato privilegiato”. E si conferma che il Mediterraneo è l’area nella quale si gioca gran parte del nostro futuro in termini di sicurezza, di governo dei flussi migratori e dello stesso sviluppo economico. Per quanto riguarda nello specifico la missione in Afghanistan la ministra Trenta appena arrivata a Bruxelles ha dichiarato che “l’Italia mantiene e onora gli impegni”.

Così lasciando intendere che sarà confermata la presenza militare italiana come a suo tempo richiesto dagli alleati e in particolare dagli Stati Uniti. D’altro canto la situazione in quel Paese è tornata oggi a farsi incandescente e oltre a non voler disperdere i risultati di tanti anni di sacrificio anche di vite umane, l’Afghanistan rischia di diventare il nuovo principale territorio di insediamento del terrorismo islamico. Di tutte le altre missioni in corso è facile prevedere una conferma anche da parte del nuovo Governo. Si tratta semmai di verificare al rientro da Bruxelles le intenzioni del nuovo Ministro circa l’opportunità di portare avanti la missione italiana in Niger di cui si discusse molto al momento dell’approvazione. Deliberata a maggioranza nella passata legislatura su richiesta del governo del Niger e all’indomani di un vertice euro-africano la si è ritenuta utile per rafforzare il protagonismo italiano nel continente africano, controllare una zona importante di transito dei flussi migratori e supportare quel Paese nella lotta al terrorismo. E vale la pena ricordare come alcune dichiarazioni critiche rispetto alla presenza italiana da parte di esponenti del Governo del Niger, poi smentite, alimentarono il sospetto che una significativa presenza dei nostri soldati non fosse particolarmente gradita dai francesi. Eppure la missione fu decisa insieme agli alleati europei e dunque anche con la Francia. 

Certo, la presenza italiana in Niger dopo l’intenso lavoro diplomatico svolto dal nostro Paese per contribuire alla stabilizzazione della Libia e i vari accordi bilaterali stipulati con altri Paesi africani affiderebbero all’Italia un ruolo ancora maggiore rispetto a quello già oggi molto importante in un area come il nord Africa, strategica sia dal punto di vista economico che geopolitico. Sarà dunque davvero importante sapere cosa si deciderà anche su questo perché indicativo di quale potrà essere la strategia di politica estera e di difesa del nuovo Governo.
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