L’equilibrio necessario/Quel confine tra premier e Quirinale

di Cesare Mirabelli
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Venerdì 25 Maggio 2018, 00:05
Con il conferimento dell’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri al professor Conte, da questi accettato con riserva, si avvia alla fase finale il percorso per la costituzione del nuovo Governo. 
La necessità di individuare una soluzione che garantisse al Governo una prevedibile fiducia, espressa dalla maggioranza nei due rami del Parlamento, ha reso particolarmente difficoltoso questo percorso.


Giacché nessuna delle forze politiche, o delle coalizioni di forze, che si sono presentate al corpo elettorale hanno ottenuto un numero di seggi sufficiente ad esprimere autonomamente una maggioranza. Aggregare forze politiche diverse, scese in campo nella competizione elettorale come contrapposte nelle prospettive e divaricate nei programmi, è operazione complessa eppure resa necessaria dall’esigenza di dotare le istituzioni di un Governo con la piena legittimazione politica, assicurata dalla fiducia parlamentare, e non destinato a condurre nell’immediato a nuove elezioni, che sarebbero probabilmente una infruttuosa replica della situazione esistente. 
<HS9>É dunque da apprezzare che ci si avvii ad una soluzione, che, a seconda dei convincimenti di ciascuno, può essere sostenuta o avversata nei contenuti politici e programmatici, ma che risolve un problema istituzionale nel rispetto della costituzione. 

<HS9>Quello che si prefigura e si va predisponendo è un governo di coalizione, fondato sull’accordo tra le due formazioni politiche che hanno ottenuto più voti ed hanno la maggioranza dei seggi in Parlamento, le quali hanno convenuto su un accordo politico di programma, dalle stesse enfaticamente ed impropriamente denominato “contratto”. Su questa base il Presidente del Consiglio designato dovrà valutare e verificare, nelle consultazioni che ha già avviato, se è possibile assumere, come ed in quale misura, quell’accordo politico, che contiene gli orientamenti e gli obiettivi comuni alle due forze politiche che intendono sostenere il Governo, come base del proprio programma da presentare al Parlamento.

<HS9>Può apparire singolare che il Presidente del Consiglio designato non sia un parlamentare eletto in una delle due formazioni che intendono comporre e sostenere il Governo. Ma questo è argomento di riflessione politica e non giuridico costituzionale. Si può ritenere che l’equilibrio tra le due forze politiche che compongono il Governo sia dalle stesse considerato garantito dalla presenza di chi, pur manifestando di appartenere ad una delle due, non ha partecipato e non partecipa al “calor bianco” della lotta politica. Questo può essere un limite, ma può anche rivelarsi un vantaggio se assicura al Presidente del Consiglio, nell’esercizio delle sue prerogative, una possibilità di manovra tra le “opposte convergenze”. Più che le difficili previsioni, o le convinzioni pregiudiziali, sarà la concretezza dell’azione politica a mostrare quale delle due ipotesi si realizzerà. Sarà anche la prova della personalità del Presidente del Consiglio, che può compensare la debolezza dell’investitura con la forza della situazione di necessità nella titolarità delle funzioni, sino a poter essere paradossalmente più libero nelle sue valutazioni. 

<HS9>Il primo passaggio sarà la proposta dei ministri, cioè la sua assunzione della responsabilità politica della loro designazione, la cui nomina resta tuttavia nella competenza del Presidente della Repubblica. Quest’ultimo ha già segnato, e continuerà a segnare, la cornice entro la quale la dialettica politica si può svolgere liberamente, con le iniziative governative e sopratutto con l’attività del Parlamento: il rispetto della costituzione e, con la costituzione, degli obblighi internazionali dello Stato, del diritto comunitario, dell’equilibrio di bilancio. Una visione di sistema e la leale cooperazione tra i diversi attori istituzionali può garantire il buon funzionamento delle istituzioni, anche in questa difficile fase politica della vita nazionale.
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