Manovra, Katainen: «Nessun negoziato con l'Italia». Sospiro di sollievo da Palazzo Chigi

Manovra, Katainen: «Nessun negoziato con l'Italia». Sospiro di sollievo da Palazzo Chigi
di Marco Conti
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Lunedì 13 Ottobre 2014, 21:35 - Ultimo aggiornamento: 21:37
«Valutazione deficit-debito puramente aritmetica, ma considereremo situazione congiunturale».

Un sospiro di sollievo è giunto dai finestroni di palazzo Chigi dopo le parole di Jyrki Katainen, il commissario finlandese alle politiche Economiche e Monetarie che tra qualche giorno dovrà dire la sua sulla legge di stabilità che il consiglio dei ministri licenzierà dopodomani. Il falco del rigore, che dal primo novembre cederà il passo al francese Moscovici per poi assumere una delle quattro vicepresidenze della Commissione Juncker, tiene stretta la calcolatrice nella mano sinistra ma aggiunge particolari significativi sulle procedure che si intendono seguire a Bruxelles.



«Non è in corso nessun negoziato ufficiale - spiega Katainen - abbiamo chiesto e ottenuto informazioni da vari stati inclusa l'Italia, anche sulle riforme strutturali e l'Italia ci ha informato su che cosa significhino in pratica: aspettiamo fino a mercoledì e vediamo tutti i dati che seguiranno». Quindi, come si augurano da tempo Renzi e il ministro Padoan, entreranno nelle considerazioni della Commissione non solo il rispetto del tre per cento, ma anche la «situazione congiunturale» e le «riforme strutturali» avviate dai singoli paesi. Due elementi importantissimi per l’Italia senza i quali scatterebbe anche l’altro impegno assunto dai paesi dell’eurozona: il fiscal compact. Ovvero la necessità di ridurre considerevolmente la massa di debito con l’obiettivo di riportarlo vicino al 60%.

Le regole europee prevedono che entro due settimane la Commissione può chiedere allo stato - cosa mai accaduta sinora - di correggere la legge di stabilità.



Nei giorni scorsi da Bruxelles erano filtrati dubbi sulla Finanziaria italiana che ruota sulla scelta di lasciare galoppare il rapporto deficit-Pil sino al massimo consentito. Ovvero al 2,9% (valore 11,5 miliardi) rinviando il pareggio di bilancio al 2017.

Parlando agli industriali di Bergamo, Renzi ha però preso in contropiede tutti annunciando una manovra da 30 miliardi e una maxi spending review di 16 miliardi. Non solo. Annunciando che per i neo assunti a tempo indeterminato lo Stato rinuncerà per tre anni ad imposte e contributi, ha di fatto riequilibrato a sinistra la cancellazione dell’articolo 18.



Renzi la flessibilità che voleva da Bruxelles se l’è di fatto presa da solo, ma i segnali che arrivano dalla Commissione sono incoraggianti su una valutazione complessiva del percorso di riforme avviate dall’Italia. A patto che, le riforme non siano solo annunciate, ma approvate dal Parlamento, come spiega il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: «Se riuscissimo a unire riforme e investimenti, potremmo aumentarne l'efficacia e potremmo tenerle seriamente in conto nella valutazione dei bilanci nazionali. Ma solamente se le riforme sono passate in parlamento, e non sono solo promesse, e se hanno un vero impatto economico. Allora potremmo tenerle in considerazione per gli obiettivi di medio termine».