Intercettazioni, stretta a metà. Ma la privacy è più tutelata

Intercettazioni, stretta a metà. Ma la privacy è più tutelata
di Sara Menafra
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Giovedì 28 Dicembre 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 16:50

Oltre il fotofinish, nel corso del Consiglio dei ministri che domani segnerà lo scioglimento delle Camere, diventa definitiva la sempre rimandata e mai unanime legge sulle intercettazioni. Il ministro della giustizia Andrea Orlando - dal cui dicastero proviene un terzo dei provvedimenti proposti dal governo e poi approvati in questi cinque anni - ha premuto molto per concludere in tempo utile sia questo, sia il decreto legislativo sulle carceri che sarà addirittura approvato definitivamente a Camere sciolte. 

Il testo che emerge è una versione mediata tra la voglia di limitare la pubblicazione degli audio tout court, almeno fino alla prima sentenza, e il rischio, denunciato dai penalisti, di comprimere il diritto alla difesa. Alla fine la stretta, quella vera, è solo sulle cosiddette intercettazioni «personali» o non attinenti al processo (che spesso sono quelle che provocano i danni peggiori una volta finite sui giornali). Obiettivo perseguito sia rafforzando il ruolo della polizia giudiziaria a discapito dei pm, sia limitando, in una prima fase, l’accesso agli atti degli avvocati. Gli uni e gli altri, non a caso, si dicono solo parzialmente soddisfatti del risultato finale. 

IL PERCORSO
La strada per distinguere gli audio non rilevanti, o perché personali o perché relativi a soggetti o argomenti che non c’entrano con l’inchiesta, avranno binari stretti fin dal principio. Al momento della trascrizione delle intercettazioni, saranno gli agenti di pg a scegliere se trascrivere oppure no quelle che considerano irrilevanti. Su quelle espunte dovranno comunque fare un sunto dell’audio, così che il pm possa, almeno teoricamente, ritrovare la traccia e verificarla. La limitazione più forte riguarda invece gli avvocati, che nel cambiamento tra i due testi hanno però incassato una conquista importante: resterà il diritto di accedere agli atti allegati alla richiesta di ordinanza di misura cautelare, una volta accolta, e farne copia. La regola più limitante sarà, anche qui, relativa alla selezione tra atti essenziali per l’indagine e non essenziali. Gli avvocati avranno diritto di far copia degli atti considerati utili al processo solo dopo una prima valutazione del gip su cosa eliminare dal fascicolo. Su questo punto, rispetto al testo di novembre c’è qualche ulteriore modifica: i penalisti avranno dieci giorni (e non più cinque) prorogabili fino a trenta in casi particolarmente complessi, per consultare le intercettazioni rilevanti e irrilevanti sia in audio sia trascritte. Ma al momento della decisione, solo in alcuni casi con vera e propria udienza, avranno potuto solo consultare e prendere appunti sugli atti, ma non fare una copia da valutare fuori dalle stanze della procura.

PIÙ REGOLE
Anche nel corso delle indagini ci saranno più regole per gli atti considerati inutili: presso l’ufficio del pm verrà istituito un archivio riservato dei verbali e delle registrazioni sotto la «direzione e la «sorveglianza» - dunque anche la responsabilità diretta - del pm titolare del fascicolo. Ci sarà una stretta significativa sulle conversazioni effettivamente riportate nell’ordinanza di custodia cautelare e nella richiesta. Gli articoli 291 e 292 del Codice di procedura penale saranno modificati in modo che sia già il pm titolare delle indagini, fin dai primi documenti inviati al gip, a «riprodurre soltanto i brani essenziali delle comunicazioni intercettate»; allo stesso modo il gip, nell’ordinanza, riprodurrà solo quelle comunicazioni che contengono i passaggi indispensabili a giustificare l’eventuale misura. Non è la formula che avevano chiesto i vertici di alcune procure, a cominciare dal titolare di Roma Giuseppe Pignatone, che premeva perché gli audio fossero riprodotti solo «in sintesi». Anche qui, ha prevalso la mediazione. 
Una decisione destinata effettivamente a cambiare il futuro delle cronache è l’apertura all’accesso «legittimo» dei giornalisti agli atti giudiziari: dal 2019 avranno diritto di chiedere copia delle ordinanze del gip una volta che queste siano state rese note alle parti (oggi, i giornalisti accedono a quei documenti solo sulla base di accordi informali e con una legge che parla comunque di atti sottoposti a segreto). C’è chi già immagina un vero sportello. Si vedrà. 

 

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