Nella riunione convocata d'urgenza alle otto di sera, il ministro dello Sviluppo - che oggi dovrebbe parlare del dossier in Parlamento rispondendo ad alcune interrogazioni - ha esaminato con i tecnici del dicastero la possibilità di annullare la gara sulla base di «un interesse pubblico specifico», come fatto balenare dall'Autorità presieduta da Raffaele Cantone. Ma non è giunto a conclusioni.
C'è da dire che nei giorni scorsi Di Maio aveva sollecitato la cordata AmInvestco guidata dal colosso franco-indiano ArcelorMittal «a fare di più». Di Maio aveva chiesto «impegni aggiuntivi» sia sul fronte occupazionale che della tutela ambientale: «I piani presentati sono insoddisfacenti, ci aspettiamo proposte fortemente migliorative». Il ministro poi aveva dato rassicurazioni, seppure solo velate, che non si abbandonerà la produzione dell'acciaio: «Sto chiedendo miglioramenti ad ArcelorMittal, non certo alla Walt Disney. Non voglio far scappare nessuno».
LA STRATEGIA
Dunque, se non deciderà di annullare la gara, Di Maio potrebbe meglio sfruttare il parere dell'Anac per ottenere uno sforzo aggiuntivo di AmInvestco. Nei giorni scorsi il ministero dello Sviluppo ha fatto filtrare che gli incontri tra i commissari straordinari Ilva e i delegati di ArcelorMittal erano ripresi per cercare di trovare le soluzioni migliorative sollecitate dal ministro. L'azienda si sarebbe detta disposta ad anticipare i tempi della parte del piano ambientale, a partire dalla copertura dei parchi minerari che nelle giornate ventose costringono i tarantini del quartiere Tamburi (quello più vicino al Siderurgico) a restare chiusi in casa. ArcelorMittal avrebbe anche dato la sua disponibilità a fare più investimenti per migliorare la tecnologia produttiva e renderla il meno inquinante. Dunque, se davvero il governo decidesse di guardare oltre le conclusioni dell'Anac, di sicuro ora possiede carte robuste per convincere AcelorMittal a cedere ad esempio sul fronte occupazionale.
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