Il testo ai raggi X/I cinque rischi nascosti nella legge sugli ascolti

di Carlo Nordio
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Venerdì 3 Novembre 2017, 00:05
La mini riforma sulle intercettazioni approvata ieri dal Consiglio dei Ministri costituisce il massimo degli sforzi consentiti con il minimo dei risultati prevedibili. Più di così, infatti, il governo non poteva fare, essendo vincolato dalla legge delega: è doveroso dargli atto di aver compreso il problema e di essersi prodigato per risolverlo. Tuttavia gli effetti rischiano di essere deludenti, soprattutto se i magistrati non ne asseconderanno i principi ispiratori. Cosicché tutto rischia di restare come prima.

Sperando di essere smentiti, proviamo a spiegarne il perché. Primo. Il provvedimento limita la trascrizione ai brani necessari ed essenziali, evitando riassunti ambigui e commenti impropri da parte della polizia giudiziaria. In teoria è un’ottima scelta, perché tende a evitare la diffusione di inutili chiacchiericci e torbide insinuazioni che, senza aiutare l’indagine, “sputtanano” (per usare la storica espressione dell’on. D’Alema) persone estranee.

Ma in realtà il problema rimane, perché il Magistrato sarà insindacabile nel decidere ciò che è rilevante e ciò che non lo è. E se, in buona o in mala fede, ritiene che lo siano anche le frasi “sputtananti”, le trascriverà comunque, magari con una motivazione di maniera, e saremo daccapo.
Secondo. La riduzione dei tempi e dei modi di accesso della difesa alle conversazioni utili.


Qui bisogna esser chiari. Se il Pm usa una frase “rilevante” contro l’imputato, il difensore deve poter ascoltare anche tutto il resto. Per la semplice ragione, ribadita fino alla noia, che estrapolare una battuta da un discorso vuol dire alterarne il significato. Parlo di polvere bianca, e si pensa alla cocaina, ma se poi aggiungo che mi ha eliminato il brucior di stomaco si capisce che è bicarbonato. Ebbene, il provvedimento pare comprimere nei tempi e nei modi queste essenziali attività difensive. Se così fosse, si porrebbero problemi di costituzionalità e, cosa anche più seria, di deriva autoritaria. L’idea che l’avvocato debba mendicare al Pm l’accesso - per di più a tempi contingentati - alle fonti di prova, è quantomeno raccapricciante 

<HS9>Terzo. La conservazione della documentazione nella cassaforte del Pm contro interferenze importune. A parte che non ci sono sanzioni per eventuali negligenze nella vigilanza, la norma sarebbe sacrosanta se si trattasse di atti inutilizzabili processualmente, come accade oggi per le intercettazioni preventive. Ma poiché le conversazioni, proprio perché utilizzate o utilizzabili, saranno accessibili non solo ai difensori ma anche agli ausiliari, periti, consulenti ecc, la base dei sospettati, in caso di divulgazione impropria si allargherà a dismisura, rendendo vana, proprio come oggi, l’individuazione del colpevole.

<HS9>Quarto. La disciplina del trojan sarà anche necessaria, ma legittima uno strumento assai insidioso che può sfuggir di mano all’investigatore. La fantasia e l’abilità informatica sono infinite, e un criminale astuto e attrezzato può manipolare i programmi, e convertire uno strumento di indagine in un’arma di depistaggio. 
<HS9>Quinto: la semplificazione delle procedure per i reati dei pubblici amministratori. Qui il governo segue la via tracciata dal recente codice antimafia, che assimila la corruzione ai reati di terrorismo e associazione mafiosa. Una scelta, abbiamo detto e altri hanno ripetuto, illogica, inutile e forse dannosa. 

<HS9>Infine una grave lacuna. In un testo così elaborato, manca la disciplina delle intercettazioni che coinvolgono terzi. Quelle, per intenderci, in cui Tizio e Caio parlano di Sempronio, che non può nemmeno difendersi dalle insinuazioni dei due compari. Queste conversazioni sono spesso ritenute “essenziali e rilevanti”, ma costituiscono un’insopportabile oltraggio ai principi minimi di civiltà giuridica. Basti pensare che più un criminale è criminale, e più sospetta, o è a conoscenza, di essere ascoltato. E quindi, se vuole eliminare un nemico, gli basta attribuirgli qualche generica nefandezza, confidando che l’insinuazione finirà presto in Procura, e quindi sui giornali. Poteva e doveva il governo fare qualcosa? Probabilmente no, visti i vincoli della legge delega. Anche se ammettiamo che, per quanti sforzi faccia il legislatore, l’ultima parola sta alla toga. E che quindi, come insegnava Platone è meglio avere una brutta legge e un ottimo giudice, piuttosto del contrario.
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