Centrodestra, la rivolta delle regioni: «Stop ai paracadutati». Assedio alla sede di FI

Centrodestra, la rivolta delle regioni: «Stop ai paracadutati». Assedio alla sede di FI
di Emilio Pucci
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Lunedì 29 Gennaio 2018, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 11:50

Emilia, Puglia, Liguria, Marche, Sicilia, Campania. Monta la protesta dei quadri regionali di Forza Italia per le scelte calate dall'alto. Le liste azzurre saranno presentate soltanto questa mattina. Arriveranno al fotofinish anche a causa delle proteste locali. Scoppia la rivolta: «Troppi i paracadutati», l'accusa che si leva dai territori.
Resta fuori infatti la maggior parte dei nomi proposti dai coordinatori invitati uno ad uno nei giorni scorsi a villa San Martino. In Liguria è rivolta per l'arrivo di Lorenzo Cesa, tanto che il presidente di Noi con l'Italia' è stato prudentemente spostato in Campania nel collegio di Nola. Giovanni Toti, il modello Liguria, gli assessori regionali Marco Scajola e Ilaria Cavo da una parte; Silvio Berlusconi, i suoi fedelissimi, le logiche di partito più che di coalizione e i paracadutati, appunto, dall'altra. È scontro aperto. La sfida si gioca al telefono tra Roma, piazza De Ferrari, sede della Regione, e Arcore. Qui, durante un confronto tra Berlusconi e Niccolò Ghedini, sono state stoppate le candidature degli assessori liguri di Forza Italia Scajola e Cavo. Ad Arcore è stato detto no a chi ora ricopre un incarico amministrativo. In questo veto c'è chi vede un preciso attacco alle possibili mire di futura leadership di Forza Italia da parte del governatore ligure. Un attacco non tanto o solo direttamente da Berlusconi, la cui leadership almeno a parole non è mai stata messa in discussione dal suo ex delfino, quanto dai suoi fedelissimi che vedono con timore il crescente successo di Toti e la sua vicinanza a Matteo Salvini.

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LA MEDIAZIONE
Le diplomazie sono al lavoro per cercare una mediazione che eviti una dolorosa rottura tra l'unico governatore di Forza Italia e il partito. Toti in queste ore ha minacciato di far saltare il banco. Alla fine l'ha spuntata lui: l'ultimo collegio ligure va all'ex direttore di Panorama Giorgio Mulè, uomo vicino a Marina Berlusconi, collega di Toti e amico da sempre. Ma resta il tema del collegio assegnato all'Udc, rappresentato in Liguria da uomini che si sono opposti all'avventura di Toti. Il governatore avrebbe preferito un uomo vicino alla sua amministrazione e a Maurizio Lupi, ma alla fine l'accordo è stato trovato.

In Emilia si parla dell'approdo nel proporzionale di Micaela Biancofiore che nell'uninominale a Bolzano è a rischio, del giornalista e consigliere Rai Arturo Diaconale, di Antonio Martusciello e perfino di Niccolò Ghedini. E' scontro nelle Marche, dove il coordinatore Ceroni si è dimesso per protesta. Spazio per i romani Baldelli e Fiori: quest'ultimo ha assunto il ruolo di commissario nella regione. Partito azzurro nel caos in Puglia: a rischio la vicecoordinatrice regionale, Federica De Benedetto. E in Campania è contestata e non poco la discesa in campo di Vittorio Sgarbi a Pomigliano come anti-Di Maio.

LA GRANA D'ALÌ
In Sicilia è scoppiata la grana D'Alì. «I listini bloccati di Forza Italia mortificano la Sicilia e, in particolare, la provincia di Trapani», il j'accuse del senatore al coordinatore Miccichè.

Molti esclusi a cui era stato promesso il seggio hanno fatto irruzione nella sede di San Lorenzo in Lucina. Due giorni fa è stata chiusa alle due di notte proprio per respingere l'assalto dei questuanti. Ieri Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sono incontrati con i vertici azzurri (ma Berlusconi è rimasto ad Arcore, saltando anche la trasmissione della Annunziata) per chiudere l'accordo sui collegi uninominali.

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