I verdiniani: se il Pd ci scarica rischia conseguenze in Senato

I verdiniani: se il Pd ci scarica rischia conseguenze in Senato
di Emilio Pucci
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Giugno 2016, 08:31
ROMA - Solo i calabresi e i campani volevano la conta, hanno preteso che Ala si presentasse alle amministrative. I lombardi, i pugliesi, i siciliani, la maggioranza del gruppo aveva pregato Verdini di lasciar perdere: «Assurdo pesarsi in queste elezioni, noi l'avvertimento lanciato più volte da molti senatori - non siamo un partito, ma una operazione di palazzo nata per garantire stabilità alle istituzioni, è sbagliato fare una lista o esordire con un simbolo, il rischio è quello di bruciarci». L'esperimento del 5 giugno è andato male e il processo di trasformazione in una vera e propria forza politica verrà rallentato. L'ex braccio destro di Berlusconi ha incontrato più volte i suoi, predicando comunque calma e ottimismo. Anche se non si aspettava che Renzi facesse ricadere la colpa della sconfitta di Napoli su di lui, tantomeno che decretasse di fronte agli attacchi della minoranza dem la fine dell'alleanza. «La colpa non è certo nostra ha spiegato anche ieri in diverse riunioni . Magari Renzi avrebbe potuto decidere prima, costruire il partito della nazione invece di rimanere a metà del guado e sotto l'attacco di chi vuole soltanto affossarlo». E adesso?

 

PAURA
Il timore che il progetto creato dopo la diaspora in FI possa evaporare c'è, molti parlamentari non nascondono la paura di conseguenze anche a palazzo Madama. Se il partito del Nazareno dovesse tagliare i ponti con Ala non si escludono contraccolpi sui provvedimenti che approderanno, a partire dalla legge di stabilità. «Renzi non può fare a meno di noi, siamo decisivi», è il mantra ripetuto anche dal leader di Ala. I prossimi step sono due: il primo è la federazione dei gruppi parlamentari con gli esponenti di Scelta civica e contemporaneamente dopo i ballottaggi Alfano, Casini e Tosi dovrebbero dar vita ad un nuovo partito di centro, con l'obiettivo di unire poi i due cantieri. Il secondo passaggio è legato al referendum di ottobre: massimo impegno per costituire dei comitati per il sì. E' stato scelto anche chi li presiederà: sarà Marcello Pera, l'ex presidente del Senato. Ma quello che conta al momento sono i numeri. E Verdini è determinato a farli pesare. In vista della formazione di un'area moderata che possa poi chiedere al premier il cambiamento della legge elettorale. L'obiettivo numero uno, che accomuna tutti i centristi, è proprio il cambiamento dell'Italicum. «Serve riflette un big di Ncd una prospettiva seria, con il premio alla coalizione noi ci tiriamo dentro anche tutta Forza Italia, altrimenti Renzi si consegnerà a Grillo».

STUFI
Ma anche in Ala molti sono stanchi di aspettare un riconoscimento da parte del Pd o di essere considerati come dei brutti anatroccoli. «Il Pd non può trattarci così. Se Renzi vuole fare a meno dei nostri voti allora ragiona un altro senatore noi non ci perdiamo niente a riaprire il dialogo con Berlusconi, il rapporto con Confalonieri e Letta è rimasto intatto, non è detto che non possiamo tornare a guardare al centrodestra». Alcuni malpancisti sono pronti, in nome della stabilità, anche a sostenere un governo di emergenza nazionale senza Renzi qualora il presidente del Consiglio dovesse perdere l'appuntamento con il referendum. Certamente Ala ha perso la scommessa delle urne, ma viene ribadito «non è che Bersani e i suoi possono lavarsi la coscienza dandoci addossandoci delle responsabilità, la nostra ragione sociale non era legata alle amministrative». «Anche l'altra volta ricorda Abrignani il Pd non andò al ballottaggio a Napoli, la battuta d'arresto c'è ma i problemi dei democratici non sono certamente dipesi da noi». «Renzi ha sostenuto Verdini ieri con i fedelissimi paga le polemiche interne al suo partito ma non credo proprio che possa e voglia scaricarci».