Guidi, Renzi ora deve esercitare la sua leadership

Guidi, Renzi ora deve esercitare la sua leadership
di Marco Conti
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Venerdì 1 Aprile 2016, 15:09
I viaggi all'estero non portano bene ai presidenti del Consiglio italiano. Ciò che è accaduto ieri a Matteo Renzi, impegnato a Washington al vertice sul nucleare, ricorda ciò che accadde a Romano Prodi quando, in missione a Pechino, dovette affrontare le dimissioni del consigliere economico di palazzo Chigi Angelo Rovati. Altri tempi e altre maggioranze, anche se l'immagine del Paese ne risente oggi come allora.

Come era facile immaginare Renzi ha accettato molto volentieri le dimissioni del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi perché, a prescindere dai rilievi penali tutti da verificare, c'era una questione di opportunità che per la verità avrebbe dovuto spingere l'ormai ex ministro a valutare già da tempo la sua posizione, visto il lavoro del suo attuale compagno ora indagato dalla procura di Potenza.

Il contenuto delle intercettazioni ha fatto il resto e messo fuori dal governo uno degli ultimi scampoli di società civile, quella proveniente dall'imprenditoria e da Confindustria, e ripropone il tema del conflitto d'interessi che la Guidi sosteneva aver risolto dimettendosi da tutte le cariche che aveva nell'azienda di famiglia.

Non è bastato, ma l'uscita della Guidi dimostra la difficoltà che incontra Renzi nel selezionare classe dirigente nuova, giovane, onesta e possibilmente competente. Un problema che assilla l'intero quadro politico e che il meccanismo delle primarie, anche per legge, non sembra in grado di risolvere come ha dimostrato la vicenda degli scontrini di Ignazio Marino.

La "tempesta" politica avrà ridotte conseguenze sul referendum sulle trivellazioni. Non solo perché il quesito non riguarda gli impianti in Basilicata, ma anche per la scelta dell'Eni di sospendere le trivellazioni, con migliaia di dipendenti a spasso, propone in concreto i rischi che si avrebbero su ancora più larga scala qualora dovesse passare il quesito del 17 aprile che bloccherebbe decine di impianti.

Più complicati gli effetti sul governo. Renzi impegnerà pochi giorni nella scelta della o del successore, ma prima di tutto dovrà spiegare che il provvedimento adottato per sbloccare l'impianto in località Terra Rossa è e resta valido a prescindere dagli affari e dai profitti che pensava di realizzare il compagno della Guidi. Alla correttezza del provvedimento, inserito nell'ultima legge di stabilità è appeso il futuro di un altro ministro che la Guidi nelle intercettazioni tira in ballo: Maria Elena Boschi. In qualità di ministro per i Rapporti con il Parlamento la Boschi controlla l'andamento in Aula dei provvedimenti e dei possibili emendamenti ed è quindi logico che
sia stata informata dalla collega. Se c'è altro, o c'è stato altro, tocca alla magistratura provarlo e alla politica sgombrare ogni dubbio. Spetta soprattutto a Renzi, a poche settimane dal voto amministrativo, esercitare la sua leadership, per qualcuno a volte ingombrante, ma l'unica in grado di sopperire alle ripetute défaillance della politica e della società civile che, come dimostra la vicenda Guidi, non è migliore.



 
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