La bussola che manca/ Immigrazione la trincea italiana è al tavolo Ue

di Nicola Latorre
4 Minuti di Lettura
Lunedì 14 Maggio 2018, 00:45
«Il tema dell’immigrazione, della sicurezza e degli sbarchi sarà parte fondante del programma del Governo». Queste sono le parole pronunciate venerdì scorso da Matteo Salvini, alle quali si sono poi aggiunte quelle di Di Maio fiducioso per i risultati già raggiunti su alcuni punti quale quello dell’immigrazione. Ci sono molte buone ragioni per prestare grande attenzione a questo capitolo del contratto di programma. 

La gestione del fenomeno migratorio è stata in questi anni e continuerà a essere per un periodo non breve una delle grandi sfide con cui il nostro Paese, e non solo esso, dovrà misurarsi. Oltretutto l’immigrazione ha condizionato e continuerà a condizionare non poco gli orientamenti delle nostre opinioni pubbliche. Le coincidenze temporali vogliono che il nuovo Governo, se nascerà, inizierà il suo lavoro con l’arrivo dell’estate. Periodo nel quale le più favorevoli condizioni climatiche e del mare incoraggiano un maggiore flusso migratorio. Tra l’altro l’area del Mediterraneo continua ad essere segnata da conflitti ancora irrisolti e da situazioni di instabilità politica in alcuni Paesi che non aiutano certamente una gestione del fenomeno. 
Vedremo gli sviluppi della situazione in Libia e come potranno proseguire le nostre relazioni con i diversi protagonisti della vita pubblica di quel Paese. Così come non sappiamo quali saranno gli esiti della crisi tra Iran e Israele o di quella siriana.

Paesi di provenienza e transito dei migranti. Finora l’Italia, con la strategia messa in campo dal Governo soprattutto in questo ultimo periodo, anche con un contributo delle opposizioni , ha retto alla sfida. I dati confermano che il numero dei migranti sbarcati nel nostro Paese dal primo gennaio 2018 a venerdì scorso sono stati 9.948 rispetto ai 45.112 sbarcati nello stesso periodo del 2017, con una riduzione del 77,95%. E, particolare non irrilevante, quelli provenienti dalla Libia sono 6.843 contro i 43.488 nello stesso periodo dello scorso anno, pari a una riduzione dell’84,26%. 

Vale allora la pena chiedere con quale strategia si intende ora continuare visto che nelle dichiarazioni fin qui ascoltate questo non è chiaro. Si continuerà nella strada intrapresa o si cambierà indirizzo? E se quest’ultima è l’intenzione in quale direzione si intende andare? Sarebbe il caso di renderlo chiaro anche per favorire un comune impegno delle forze politiche, indipendentemente dalla collocazione parlamentare, che su questo tema è nell’interesse del Paese.

Le prime indiscrezioni a proposito di immigrazione parlano della volontà di «contrastare il business dell’accoglienza» . Certo, le vicende scandalose che hanno riguardato alcuni centri di accoglienza richiedono un intervento rigoroso di moralizzazione ma questo obiettivo rappresenta una parte e certamente non la più significativa di una strategia sull’immigrazione . Si parla inoltre della necessità di modificare tutti i trattati europei e nella fattispecie quello di Dublino. In realtà sarebbe il caso di insistere per una totale cancellazione di quell’accordo per scriverne uno completamente nuovo, adeguato ai tempi e alle dimensioni che oggi ha assunto il fenomeno. 

E qui torna centrale il tema del rapporto con l’Europa. Infatti di cambiare l’accordo di Dublino si sta già discutendo tra i governi europei e sono i Paesi guidati da governi “sovranisti” , ostili a una politica europeista come il gruppo di Visegrad, a sostenere una linea che renderebbe il trattato ancora più penalizzante per i Paesi di primo approdo, come l’Italia e la Grecia offrendo in cambio un aumento dei fondi destinati all’immigrazione. Ne deriva dunque la necessità di chiarire con quale posizione e soprattutto con quali alleanze il nuovo Governo intende affrontare questa discussione già dal prossimo Consiglio Europeo di giugno. 

Si sta con quei governi, come quello ungherese, che sostengono posizioni antiitaliane e per i quali autorevoli esponenti della possibile nuova maggioranza hanno espresso grandi apprezzamenti? O si lavora alla costruzione di una alleanza con Francia e Germania su una linea europeista e in grado anche sull’immigrazione di contrastare i “sovranisti”? Rispondere a questi quesiti aiuterà a comprendere quanto oggi gli interessi nazionali su un tema cruciale come quello dell’immigrazione, ma non solo su esso, coincidano con la difesa di una collocazione italiana sul fronte europeista. Sarà per questo molto importante non solo conoscere i contenuti del contratto ma anche i nomi di chi quel contratto dovrà rappresentare posto che “nomina sunt consequentia rerum”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA