Napolitano manda il governo in parlamento
«Larghe intese finite, passaggio in aula»

Napolitano manda il governo in parlamento «Larghe intese finite, passaggio in aula»
di Carlo Fusi
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Venerdì 29 Novembre 2013, 10:32 - Ultimo aggiornamento: 13:11

​Ci sar un passaggio parlamentare nel quale verr ufficializzata la fine delle cosiddette larghe intese causata dall’addio di Forza Italia alla maggioranza, e in cui verr sancita la nascita un nuova coalizione a sostegno dell’esecutivo di Enrico Letta. E’ questo l’esito dell’incontro di un’ora e mezzo avvenuto al Quirinale tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e una delegazione del partito berlusconiano guidata dai capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani. A differenza di quanto emerso appena pochi giorni fa, quando cioè sia Napolitano che Letta avevano giudicato bastevole il voto di fiducia sulla legge di stabilità, il pressing della neonata FI all’indomani del voto di decadenza di Berlusconi da senatore, ha modificato l’orientamento del Colle e di palazzo Chigi. L’ufficio stampa della presidenza della Repubblica, infatti, ha diffuso un comunicato nel quale si puntualizza che nell’incontro con la delegazione di Forza Italia, il capo dello Stato «ha chiarito che ci sarà senza dubbio un passaggio parlamentare che segni la discontinuità politica tra il governo delle larghe intese e il governo che ha ricevuto la fiducia sulla legge di stabilità». Le ultime righe del comunicato meritano attenzione particolare. «Le forme e i tempi di tale passaggio - è detto infatti - saranno oggetto di una consultazione del presidente della Repubblica con il presidente del Consiglio». Non è una precisazione di poco conto. Per Forza Italia, infatti, proprio perché il vecchio vincolo sottoscritto all’indomani delle elezioni di febbraio non c’è più, è necessario che si apra una crisi di governo vera e propria, con il premier che sale al Quirinale per rassegnare le dimissioni e Napolitano che avvia le procedure conseguenti.

L'incognita delle dimissioni. Road map che tuttavia non convince letta (e neppure il Colle), che vogliono evitare la crisi formale pur senza opporsi all’ufficializzazione istituzionale dell’avvio di una nuova fase politica di discontinuità. Di qui la scelta del «passaggio parlamentare» che rappresenta una via mediana tra le varie esigenze. Non solo. Anche la questione dei tempi non è pretestuosa. L’8 dicembre ci sarà l’elezione del nuovo segretario del Pd e più d’uno, nell’uno o nell’altro fronte tra nuova maggioranza e nuova opposizione, pensa che sia meglio che il patto politico per sostenere la fase che si apre sia sottoscritto da un leader Pd a pieno titolo come verosimilmente sarà Matteo Renzi. Anche qui sorregge una precisazione del Quirinale: lunedì Letta salirà sul Colle per concordare le procedure del suo intervento in Parlamento. Basterà tutto questo a rasserenare il clima? Non è detto, e infatti Brunetta insiste sulle dimissioni di Letta. In verità parallelamente a quella della nuova maggioranza si gioca anche la decisiva partita delle riforme costituzionali. Il passaggio di FI all’opposizione configura anche un disimpegno sul processo di modifica della Carta e di revisione del Porcellum? Il timore è forte e se così fosse rischia di saltare la commissione dei 40 e di fatto stoppare tutto l’iter riformista. Decisione impegnativa e non facilissima da spiegare da parte dei berlusconiani. Ma certamente possibile. Il passaggio parlamentare di conferma dell’addio alle larghe intese potrebbe servire a disinnescare questa una mina.

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