Forconi, Berlusconi: «Li difenderemo noi»
E si scaglia contro il Quirinale

Forconi, Berlusconi: «Li difenderemo noi» E si scaglia contro il Quirinale
di Claudio Marincola
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Martedì 17 Dicembre 2013, 13:55
Non c’ nessun equilibrio condivisibile, il richiamo all’etica della responsabilit e della collaborazione istituzionale, dal momento in cui Berlusconi fuori dal Parlamento, destinato a cadere nel vuoto. Non usano queste parole, non lo dicono così espressamente gli azzurri di Forza Italia ma il senso è questo. La risposta al monito del presidente Napolitano che chiedeva alle forze politiche di restringere il campo delle reciproche diversità e di convergere sulla strada delle riforme costituzionali è una porta sbattuta in faccia. Berlusconi insomma non ha gradito, «mi sarei sorpreso se avesso espresso un giudizio positivo nei miei confronti....il Colle non mi metterà in un angolo», confida ai fedelissimi.



IL PARAGONE CON COSSIGA

Il primo a rigettare l’invito del Quirinale era stato Brunetta dicendo che il capo dello Stato «travalica il suo ruolo». Aveva scelto le parole che lo stesso Napolitano dai banchi dell’opposizione pronunciò il 29 novembre del 1991 chiedendo all’allora presidente Cossiga di farsi da parte, «si è totalmente perso il senso della misura». La similitudine con il «Picconatore» torna anche quando si parla di « «esternazioni» «irrispettose della sentenza della Corte costituzionale», «le cui motivazioni bisognerebbe attendere, salvo - insinua il presidente dei deputati azzurri - non le conosca già o peggio voglia condizionarne la stesura». Torna insomma la voglia di impeachment.



CAMBIO DI ROTTA

Proprio Brunetta con il suo Mattinale aveva comunicato il cambio di direzione dei berluscones sul tema bollente dei Forconi. I quali escono dall’elenco dei sospettati, «gruppi che protestano, spesso mal guidati e a rischio di infiltrazioni», e diventano tout court «espressione di un vasto amalgama sociale messo ai margini del processo produttivo, lavoratori autonomi, piccolissimi e piccoli imprenditori». È la posizione che sin dall’inizio aveva sposato Daniela Santanché, la pasdaran degli autotrasportatori. L’unica che li ha incontrati e che li vedrà prima di domani a Roma, «sono la nostta gente».



COLLE OMERTOSO

Tanto tenera la pitonessa con i padroncini dei Tir, quanto dura anche lei nel giudicare il discorso di Napolitano «omertoso sui veri motivi che hanno portato a questa situazione», ovvero «il tradimento del patto politico di cui lui si fece garante». È un giudizio severo, quello della Santanché, giudizio che Berlusconi - riferisce chi lo ha sentito nelle ultime ore - sottoscrive dalla a alla zeta. «Non c’è traccia nella parole del presidente.- continua la Santanché - delle gravi violazioni giudiziarie e parlamentari messe in atto per farlo decadere. Meglio ammettere il fallimento e trarne le conseguenze». E Maurizio Gasparri entra nel merito, chiede se è vero che alla Consulta «si sarebbe svolta una inaccettabile votazione e alcuni magistrati avrebbe votato per il ritorno del Mattarellum».

In quanto all’invito rivolto da Napoletano a Berlusconi, quel «non evocare il golpe», alla risposta ci pensa la Biancofiore: «Invito il presidente a leggere sulla Treccani cosa s’intende per golpe bianco e a verificare se questo non corrisponda per filo e per segno al trattamento che è stato riservato al Cavaliere». Chi lo ha visto parla intanto di un Cavaliere nervoso, iroso e al tempo stesso attento alla piega che la protesta delle piazze sta prendendo. «I fatti gli stanno dando ragione - osserva Osvaldo Napoli - Ha intuito in anticipo che con i forconi bisognava aprire un dialogo». Preso ad Arcore da mille impegni, Berlusconi ha incontrato ieri i suoi avvocati: gli avrebbero fatto capire di non nutrire molte speranze circa la richiesta di partecipare il prossimo 19 dicembre al vertice del Ppe previsto a Bruxelles. In agenda è rimasto solo il brindisi con i parlamentari domani a Roma.

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