Rai, mercoledì il voto in Vigilanza. Berlusconi non molla: «Votiamo no»

Rai, mercoledì il voto in Vigilanza. Berlusconi non molla: «Votiamo no»
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Lunedì 30 Luglio 2018, 17:05 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 11:25

A 48 ore dal voto in Vigilanza è ancora nebbia sulla presidenza Rai. Marcello Foa continua a spaccare il centrodestra e rischia di arrivare al voto del primo agosto al buio. In commissione per arrivare ai 2/3 necessari a ratificare la nomina, servono i voti dei membri azzurri e quei voti al momento mancano, con Silvio Berlusconi che mantiene il punto. Si parte solo da un nuovo nome, non facciamo trattative di basso profilo, è il messaggio che l'ex premier in queste ore fa recapitare all'alleato leghista. Il rischio è che la coalizione di centrodestra, già fiaccata dall'alleanza giallo-verde al governo, si sfaldi proprio sul nome di Foa.

Anche perché, se Berlusconi non dà segnali di cedimento, Matteo Salvini non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. E così, la vicenda della nomina di Foa rischia di diventare un casus belli di raggio ben più ampio all'interno del centrodestra, con l'incognita di un effetto anche sulle giunte Regionali e locali in cui FI e Lega governano assieme. All'interno degli azzurri le sensibilità, invero, sono diverse. C'è un'ala più trattativista, quell'asse del Nord che propende per un'opposizione più moderata nei confronti della Lega al governo. Ma è un'ala al momento minoritaria. In tanti, all'interno di Fi, giudicano un'eventuale placet a Foa come l'ennesima prova di debolezza nei confronti di Salvini. «Il nostro »no« è una questione identitaria, non possiamo omologarci a tutti o spariamo», osserva un parlamentare azzurro.

E, per ora, i fatti dicono che Berlusconi sia su questa linea. Da Mestre, dove una delegazione di FI giunge per abbracciare il malcontento degli industriali sul dl dignità, il vicepresidente di FI Antonio Tajani ribadisce il «no» a Foa. «Il metodo è sbagliato», sottolinea, invitando la Lega «a tornare nel centrodestra» e poi puntualizzando: «Quando si fa parte di una coalizione non si può presentare un nome dicendo di prendere o lasciare. Non siamo al mercato, non si tratta di vendere posti in cambio di voti». Voti che, per ora, Foa non ha. Ma, da qui al primo agosto tutto può ancora cambiare soprattutto se nel gioco di «do ut des» Salvini riuscirà, in qualche modo, ad andare incontro all'ex Cavaliere. Il leader della Lega, parallelamente, prova una manovra di accerchiamento di FI trovando la sponda nell'ok della leader di Fdi Giorgia Meloni. Al momento, Foa conta quindi su 23 voti, i 21 di Lega-M5S più i due di Fdi. Ne mancano 4 per arrivare ai 2/3: quattro voti che solo da FI possono arrivare vista la trincea issata da Pd e Leu che invitano tutte le opposizioni a disertare il voto. E il M5S? Assicura una difesa d'ufficio su Foa. «È un sovranista? Sovranità è difesa degli interessi degli italiani, se è reato arrestateci tutti», sottolinea Luigi Di Maio. Ma il M5S ha già incassato l'ad Fabrizio Salini. E, se il Tg1 andrà in «quota» Lega (con Gennaro Sangiuliano favorito come direttore) il M5S sembra anche disponibile ad «accontentarsi» del Tg della seconda Rete. Con, alla direzione, il nome di Alberto Matano, dato in queste ore in pole.

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