Fine vita, Lorella Bertocco: «Ma non basta, ognuno sia libero di scegliere se staccare la spina »

Fine vita, Lorella Bertocco: «Ma non basta, ognuno sia libero di scegliere se staccare la spina »
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Venerdì 17 Novembre 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 11:25
«Moralmente lecita». Così, ieri, Papa Francesco ha definito la rinuncia all'applicazione di mezzi terapeutici o la loro sospensione in caso di non «proporzionalità delle cure». Lorella Bertocco, suo fratello Loris, 59 anni e paralizzato da 40, lo scorso 12 ottobre ha deciso di porre fine alla sua vita in una clinica in Svizzera, lei cosa pensa oggi delle parole del Pontefice?
«Penso che sono benvenute. Spero che, sentite le parole del Papa, tanti cattolici che sono in Parlamento decidano finalmente di affrontare perlomeno il tema del testamento biologico, significa rispettare la volontà di una persona ancora senziente di non accanirsi e continuare a tenerla in vita con mezzi artificiali. Bene dunque le parole di papa Francesco, ma serve di più e prima o poi il Parlamento dovrà affrontare la questione del fine vita. Sono sempre di più le persone che si rivolgono all'estero».
Come suo fratello...
«Mio fratello è nato e cresciuto qui, amava questa terra, si impegnava a livello politico e ambientale, cercava sempre di fare la cosa migliore, lottava per i diritti delle persone con disabilità».
Le parole del Papa sarebbero potute arrivare prima, secondo lei?
«Certo, si poteva fare tutto un bel po' prima. Già da diversi anni i temi di testamento biologico e fine vita vengono rinviati. In Parlamento si rimanda sempre attraverso tanti escamotage, tutti legali, ma si continua a ritardare la discussione. Speriamo che ora le parole del Pontefice facciano riflettere i credenti, anche politici».
Di certo, il messaggio di Bergoglio nelle ultime ore ha riacceso il dibattito.
«Io credo che parlare, discutere, sia sempre molto utile. Bisogna mettersi in gioco e continuare a raccontare anche quando si fa fatica a farlo e se ne fa davvero molta... Però arriva il momento in cui bisogna anche prendere delle decisioni. Ognuno deve essere libero di fare quello che vuole. Anche in Italia, deve essere riconosciuta la libertà di decidere della fine della propria vita, ovviamente dopo tutti i controlli necessari per assicurarsi che non si tratti di un momento ma che ci siano veri disagi e che per la persona non sia più possibile affrontare la vita a livello economico e fisico. Non è possibile che chi prende una decisione difficilissima come quella che ha preso mio fratello debba sborsare tanti soldi per morire, né che chi lo aiuta o gli è vicino in quel momento sia penalmente perseguibile. Non è facile per nessuno prendere quella decisione, ci vuole molto coraggio».
C'è tanta ipocrisia sul tema nel nostro Paese?
«C'è una grande ipocrisia. Bisogna guardare alle persone che vivono un forte disagio, ce ne sono tantissime che magari non hanno la forza, la determinazione o la cocciutaggine di mio fratello. Lui ha lottato per questo fino all'ultimo, perfino la scelta di divulgare il memoriale il giorno in cui è morto l'ha presa perché ha detto, se può servire per scuotere l'opinione pubblica, facciamolo. Mi auguro che le parole del Pontefice possano valorizzare pure quanto ha fatto mio fratello».
Teme che il significato delle parole del Papa possa essere ammorbidito da successive interpretazioni?
«Sì, è possibile che accada, è successo. Papa Francesco sta provando e ha provato a toccare molte questioni complicate dalla pedofilia ai poteri interni al Vaticano e non è facile affrontare tali questioni. Credo, però, che se almeno ogni tanto qualche buon cattolico terrà a mente queste sue parole, forse si potranno cambiare le cose».
Valeria Arnaldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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