Enrico Costa, viceministro Giustizia: «Allo studio nuove misure che consentano uso armi in questa situazione»

Enrico Costa, viceministro Giustizia: «Allo studio nuove misure che consentano uso armi in questa situazione»
di Marco Ventura
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Mercoledì 21 Ottobre 2015, 03:47 - Ultimo aggiornamento: 09:25
ROMA - Quando è avvenuta la rapina di Vaprio D'Adda, il viceministro della Giustizia Enrico Costa aveva già sulla scrivania un fascicolo aperto sulla legittima difesa. In particolare su una proposta che «legittima l'uso delle armi per chi si trova costretto – spiega - a difendere il proprio domicilio contro un'intromissione ingiusta, violenta o clandestina tale da destare un ragionevole timore per la libertà e incolumità delle persone presenti».



Come in America? Licenza di sparare se qualcuno entra in casa?

«Le situazioni vanno sempre valutate nel caso concreto. Se sparo a un ladruncolo disarmato che sta scappando, difficilmente posso invocare la legittima difesa. Dobbiamo pure distinguere tra chi agisce per tutelare la propria incolumità e chi agisce per rabbia o vendetta. Però il legislatore ha il dovere di riflettere su come cambiano i reati».



In che senso?

«Ciò che va tutelato nel domicilio non è più principalmente il patrimonio, ma l'incolumità di chi ci sta dentro. Una volta il proprietario si svegliava di notte e il ladro fuggiva. Oggi se si sveglia il ladro reagisce».



Che cosa è cambiato?

«Una volta c'era il topo d'appartamento che entrava con la casa era vuota: fastidioso, anche per la violazione dell'intimità, ma era un reato contro il patrimonio. Oggi c'è un'evoluzione. La criminalità ha cambiato pelle: le bande si disinteressano della presenza dei proprietari, entrano sapendo che c'è gente, sono preparati, e il furto spesso evolve in rapina se non in omicidio».



E quindi?

«Anche la percezione delle vittime potenziali cambia, perché sanno di avere di fronte una criminalità più agguerrita. L'elemento psicologico muta, c'è più ansia. Di questo si deve tener conto».



Legittimare l'uso delle armi in caso di violazione di domicilio sarà una proposta del governo?

«Per il momento è solo una mia riflessione, non ne ho parlato nel governo. Ricordo d'essere stato criticato per aver proposto l'aumento delle pene da 1 a 3 anni di carcere per i furti nelle abitazioni, con modifiche al codice di procedura penale passate in Parlamento qualche settimana fa quasi alla unanimità. Soprattutto, abbiamo introdotto il divieto di bilanciare le aggravanti con le attenuanti. Fatti particolarmente gravi venivano puniti con pene risibili, col risultato di un affievolimento della certezza della pena e una grande frustrazione tra le forze dell'ordine».