Regionali/ Nuovo flop della sinistra Molise al centrodestra, frana grillina Sorpresa Forza Italia: supera i leghisti

di Marco Gervasoni
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Martedì 24 Aprile 2018, 01:16
Il Molise non è l’Ohio, e non solo perché la mini regione d’Italia è molto più amena. Se lo Stato americano decreta sempre, così dicono, chi andrà alla Casa Bianca, la vittoria del candidato del centrodestra, Donato Toma (in foto), infittisce anzi la nebbia su chi andrà a Palazzo Chigi e soprattutto su quale formula. 

Di certo, però, dopo aver dimostrato la solidità dell’alleanza, il Molise raffredda le tentazioni della Lega di romperla e di abbracciare i 5 Stelle. Il campione elettorale è ristretto, l’astensione elevata, e le dinamiche delle elezioni locali diverse da quelle nazionali, ma il caso molisano suggerisce egualmente alcune considerazioni. La prima, banalissima, è che si tratta di una vittoria rivitalizzante per il centro-destra, che lì alle politiche aveva totalizzato il 29% senza eleggere alcun parlamentare (tutti andati ai 5 stelle), e ora sfiora il 50%. Non sfugga inoltre la dimensione simbolica della riuscita. Con la Sicilia, è la seconda regione meridionale a ritornare al centro-destra, per lungo tempo dominatore al Sud, da cui invece era ultimamente sparito. La seconda considerazione è che il coinvolgimento di Berlusconi, negli ultimi giorni più presente in Molise che a Roma o a Arcore, funge ancora da traino elettorale. Sarà più difficile ora pensionare a breve una macchina in grado di attrarre voti, si badi bene, più sulla coalizione che su Forza Italia in sé.

La terza considerazione è che nonostante lo sparpagliamento di liste promosse dai suoi dirigenti, FI non è stata superata dalla Lega e parecchi voti ha raccolto anche l’area centrista di lunga derivazione democristiana. L’imperio di Salvini sul centro-destra pare quindi meno rapido di quanto molti pensassero. È tuttavia indubbio che, tanto quanto Forza Italia è in declino, tanto la Lega sia in crescita - basti ricordare che nel 2013 in Molise il Pdl giunse al 22%, la Lega allo…0,2%. In un certo senso il vecchio centro-destra è morto e Salvini è il leader di quello nuovo perché incarna una tendenza che difficilmente sulla media distanza si invertirà. Se però vuole crescere al sud, il nuovo cento-destra dovrà presentare programmi nuovi seri e credibili per il Mezzogiorno, e rendersi conto del divario storico tra le due Italie, ulteriormente allargatosi negli ultimi anni: con aree del Veneto e della Lombardia marcianti a ritmi «cinesi», e il Sud invece ancora immerso nella crisi e non messo in condizione di produrre ricchezza con armi alla pari.

L’ultima considerazione riguarda gli sconfitti. Nonostante l’importante calo di voti rispetto alla politiche, quella dei 5 stelle non è una débâcle, come confermano i consensi personali raccolti dal suo candidato, superiori a quelli della lista: segno che gli elettori si sono fidati anche di una persona e non solo di un brand. Più vistosa la frana del Pd, che dovrebbe interrogarsi su dove siano finiti i voti rispetto al già magro risultato del 4 marzo. Forse sul candidato dei 5 stelle, forse nell’astensione, o persino nel centro-destra: in una logica di «voto utile», per evitare la vittoria dei grillini, giudicati inadatti. Domande cruciali per il Nazareno, visto che l’esplorazione del presidente della Camera Fico è destinata a coinvolgerlo, in modi tutti da vedere. Quanto inciderà il risultato molisano sullo scenario? Lo vedremo presto. Certo, con la vittoria di Salvini e di Berlusconi, probabilmente replicata la settimana prossima in Friuli, pare un’impresa piuttosto azzardata lasciare all’opposizione l’alleanza con il maggior numero di parlamentari, che ormai controlla tutte le regioni del Nord, tranne il Piemonte, e comincia a riprendersi il Sud. Certamente si farebbe un gran favore a Salvini, l’unico del leader in campo a non mostrare voglia di sedere al governo.
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