Dl dignità, Di Maio: contratto indeterminato deve diventare la normalità

Dl dignità, Di Maio: contratto indeterminato deve diventare la normalità
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Giovedì 26 Luglio 2018, 21:38 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 08:06
Luigi Di Maio difende a spada tratta il decreto dignità e spiega che, grazie agli incentivi per il tempo indeterminato, non ci saranno effetti negativi sul lavoro. «Il contratto a tempo indeterminato deve diventare normalità. È questo che vogliamo favorire», dice a La 7 chiedendo di «non fare terrorismo psicologico» sulle modifiche sui contratti a termine. «L'Italia è stato un paese che per tradizione tutelava i diritti dei lavoratori ora il contratto a tempo determinato sembra essere l'unico modo per assumere. Bisogna cambiare».

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«Tutta la normativa sui contratti a termine si applica da ottobre», ha ricordato Di Maio ripetendo che quella contro il decreto «è una battaglia che sta facendo Confindustria e le aziende di Stato che con il precariato fanno peggio delle altre». Ma gli imprenditori del Nord-est che non assumono? «Certo - replica - con questa campagna di terrorismo psicologico che non assumono. Ho istituti di Stato, l'Inps, che fanno previsioni di 80mila licenziamenti che non stanno né in cielo né in terra. Poi Confindustria, poi le opposizioni che hanno iperprecarizzato i giovani...».

Un taglio del «10% del costo del lavoro» che dovrebbe valere circa «300 milioni di euro l'anno»: è il bonus assunzioni in arrivo con il decreto dignità come annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio, nel giorno in cui si registra in Parlamento, dopo giorni di scontro acceso, una concessione al Pd, che porta a casa l'aumento delle indennità di licenziamento in sede di conciliazione. Insieme a diverse altre promesse alle opposizioni, dalla compensazione debiti-crediti della P.a. all'esenzione per colf e badanti dalla stretta sui contratti a termine, queste aperture concretizzano così la possibilità che il primo provvedimento di peso del governo gialloverde superi la prova di Montecitorio senza la necessità di mettere la fiducia. Un obiettivo caro al Movimento 5 Stelle, che ha contestato duramente, durante la scorsa legislatura, il ricorso alla fiducia dei governo Renzi e Gentiloni. E rilanciato da Di Maio: «Tutto procede come da cronoprorgamma, non penso servirà».

Ancora sono attese le modifiche più importanti, dai voucher per agricoltura e turismo, su cui ancora si stanno limando i paletti, alla decontribuzione per favorire i contratti stabili e i lavori nelle commissioni procedono in realtà un po' a rilento. Tanto che le opposizioni comunque hanno lamentato poche aperture (in particolare i dem ma prima dell'ok al loro emendamento di bandiera) e anche una certa dose di «approssimazione» nella nuova maggioranza, come osserva Forza Italia.

L'attacco di Berlusconi. Proprio dal leader azzurro, Silvio Berlusconi, arriva intanto una bordata all'alleato: il Cavaliere riunendo gli esponenti del partito ha lanciato un appello direttamente a Matteo Salvini per «bloccare» un decreto «scritto da chi non sa nulla di lavoro» e «destinato a distruggere posti». «Non blocco nulla, lavoriamo a migliorarlo», la pronta risposta del leader leghista. E a Montecitorio maggioranza e governo stanno cercando la quadra sulle modifiche da mettere in campo anche per rispondere «coi fatti» agli allarmi degli imprenditori: in primis periodo transitorio prima che le nuove regole si applichino ai contratti in essere, che dovrebbe restare come proposto da M5S e Lega fino al 30 settembre. E poi gli incentivi per le assunzioni. Mentre spunta, tra le idee per sostenere il lavoro, anche quella di estendere l'applicazione del bonus 'Resto al Sud' agli under 45 (oggi è per gli under 35) e anche di rafforzare anche il bonus assunzioni nel Mezzogiorno.

Via libera intanto alla proposta dem che alza l'indennità per il licenziamento ingiustificato anche in caso di conciliazione tra datore e lavoratore che porta le mensilità a un minimo di tre e un massimo di 27.
Un modo, rivendica il Pd, per correggere una delle storture del testo e i «pericoli», twitta il segretario Martina, del «decreto disoccupazione». Non passa, invece, la proposta 'salva-portaborse' che chiedeva di legare alla durata della legislatura i contratti a tempo determinato per i dipendenti dei gruppi ma anche i collaboratori diretti di parlamentari e consiglieri regionali. 
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