Di Maio, il piano B: noi mai all'opposizione. Pronti a trattare su tutto

Di Maio, il piano B: noi mai all'opposizione. Pronti a trattare su tutto
di Stefania Piras
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Domenica 8 Aprile 2018, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 11:00

dal nostro inviato
IVREA Ormai alla domanda sulla premiership Luigi Di Maio risponde con un'altra domanda: «Perché non dovrei essere io con i miei undici milioni di voti?». La risposta definitiva non può essere accesa ora perché il tunnel delle consultazioni è lunghissimo; questa settimana sin aprirà il secondo giro di pellegrinaggi al Quirinale che per molti non sarà risolutivo ma comunque più accomodante rispetto al primo, spigoloso, tentativo.

LEADERLESS
Di Maio da Ivrea, dove riecheggiano le parole di Gianroberto Casaleggio - «il Movimento è leaderless» - aspetta segnali dal Pd senza troppo entusiasmo. Diceva che non si sarebbe messo a parlare delle dinamiche interne agli altri partiti ma intanto segna sul calendario la data dell'assemblea Dem del 21 aprile, e spera che il camaleontico Martina, prima bersaniano, poi renziano, e infine segretario di transizione che reclama un mandato pieno, riesca a fare breccia grazie al fattore «responsabilità». Di una cosa è certo il giovane candidato premier: non torneremo all'opposizione. Poi chi sarà a guidare l'esecutivo si vedrà. Ci sono diversi piani B sul tavolo e tutti prendono in considerazione un contratto, un accordo di governo tondo, che duri cinque anni. Ieri le uniche parole che ha detto Di Maio a margine di Sum capire il futuro, l'evento di Ivrea dedicato al cofondatore del M5S Gianroberto Casaleggio, sono state proprio per Maurizio Martina. «Vedo che ci sono delle evoluzioni, attendiamo», spiega, registrando come un «passo avanti» le parole del reggente del Pd, che poco prima aveva commentato l'appello del capo politico M5S a seppellire l'ascia di guerra accogliendone l'elemento di «autocritica» che era totalmente mancato da parte del capogruppo Danilo Toninelli sottolineandone però la permanenza «dell'ambiguità politica». Perché il Pd si senta forza di governo in questo momento storico però non basta.

E infatti Di Maio parla a Martina perché Matteo Salvini intenda. Il segretario leghista ha risposto alla improvvisa sbornia democratica di Di Maio con la delegazione unitaria del centrodestra. Giorgia Meloni di FdI per passare dagli annunci ai fatti ieri ha subito chiesto un faccia a faccia agli alleati. Oggi ci sarà un vertice ad Arcore. Di Maio però avverte: «Sono consapevole che Salvini sappia che al Quirinale ci vai con il 17 o con il 37, in ogni caso non fa 51% e non crei una maggioranza». L'accordo politico per il governo, e il relativo lessico, dunque è ancora ancorato all'intesa con il Carroccio.

Intanto a Ivrea non si vedono i candidati ministri del M5S, solo quello alla cultura. E gli interventi si succedono tra il viavai incuriosito di eletti vecchi e nuovi. «Ricordate per favore che Salvini era il capo dei comunisti padani», dice un pentastellato che non vede sponde nel Pd ma spera nella costola della sinistra (la Lega secondo Massimo D'Alema, ndr). L'associazione Gianroberto Casaleggio che conta per ora circa trecento iscritti continua l'apertura verso l'esterno facendo professione di fede spuria e impolitica. «Faremo cene a Torino, Napoli, Verona e Palermo. Continueremo a diffondere il pensieri di Ginaroberto che guardava al futuro, oltre gli schemi che non era serioso come lo avete visto in pubblico ma curioso, divertente e creativo», lo ricorda Maurizio Benzi, segretario dell'associazione.

Lontano dalle dichiarazioni ufficiali intanto i pontieri sono al lavoro forsennati. Le nomine nelle partecipate statali saranno un altro banco di prova e la logica dei profili non sgraditi a Forza Italia, come è stato per Anna Maria Bernini e Maria Elisabetta Casellati alla presidenza di Palazzo Madama, potrebbe vincere ancora. Ma dove sarà applicata? Ci sono praterie in cui può fungere da lenitivo ai litigi verbali tra centrodestra e M5S. Le telecomunicazioni per esempio dove il Cav dopo l'accordo Sky-Mediaset è tornato protagonista, da imprenditore, del palcoscenico nazionale.

 

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