M5S, Di Maio perde la fiducia degli elettori: crollo del 10%

M5S, Di Maio perde la fiducia degli elettori: crollo del 10%
di Enzo Risso*
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Sabato 5 Maggio 2018, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 15:25

E siamo all'ipotesi di un governo di tregua. A due mesi dalle elezioni la fase di stallo politico non sembra avere soluzioni facili. L'avvio di un terzo giro di consultazioni non sancisce tanto lo scivolo verso le elezioni, quanto l'esigenza di lasciare alle forze politiche il tempo di rimodellare le proprie strategie politiche. L'ipotesi di tornare alle urne piace a metà del Paese (49%), ma lascia interdette alcune forze politiche. Il ritorno alle urne convince il popolo leghista (70%), che sente aria di ascesa elettorale, ma sorride un po' meno agli altri. Piace poco alla base Pd (29%), e non scalda gli animi del blocco sociale berlusconiano (57%) e neanche di quello grillino (57%).

LE POSIZIONI
I pentastellati sono il gruppo politico più impaziente, che ha meno tempo a disposizione. Di Maio, nel corso dell'ultimo mese, ha già perso il 10% dei voti positivi all'interno della propria base elettorale (dal 74% di voti tra 7 e 10, al 64%) e ha bisogno di mostrare la capacità del movimento di incidere sul cambiamento. Per M5s, un eventuale fallimento nella partita governativa, potrebbe aprire la strada allo scivolamento verso l'astensione di parte del proprio elettorato; potrebbe ingenerare difficoltà nel serrare in ranghi nel Centrosud, perdendo pezzi verso il centrodestra, nonché potrebbe ridurre e fermare la capacità espansiva verso l'elettorato di centrosinistra nel Centronord.

Per la Lega e il suo leader Matteo Salvini, il quadro è differente. Loro sentono di avere filo da tessere e di non avere un incombente problema di tempo. Anzi, il contrario. L'essere diventato il partito guida del centrodestra, suggerisce alla Lega di non accelerare inopinatamente e di ponderare le scelte evitando strappi. Il Pd, invece, ha assoluto bisogno di tempo, per ricostruire la propria identità strategica; per rigenerare le relazioni con i diversi blocchi sociali; per consolidare un gruppo dirigente intorno a un progetto politico. Anche Forza Italia deve far scorrere il tempo, evitando il più possibile le urne, al fine di conservare il proprio peso attuale e la capacità di contrattazione.

L'IMPASSE
Questo quadro alimenta l'impasse. Il governo del Presidente, non è la soluzione per tutti. È una buona ipotesi per chi ha bisogno di tempo ed è salutato con favore dagli elettori del Pd (66%) e da quelli berlusconiani (42%). Differente è il quadro per gli elettori pentastellati (tra le cui fila solo 29% è favorevole al sostegno di un governo istituzionale) e per quelli leghisti (26%). Per i primi, la nascita di un governo istituzionale, non guidato dai Cinquestelle e non determinato da un contratto chiaro e semplice, segnerebbe una sconfitta della strategia dei due forni. Per i supporter salviniani, invece, il governo istituzionale è solo un modo per allontanare la Lega da una nuova vittoria elettorale. Il governo di tregua, pertanto, è una soluzione in mancanza di altro, ma, come ci ricorda George Orwell, consente solo una sospensione dei combattimenti, lasciando le briglia sciolte a un altro tipo di guerra: quella della propaganda, per consentire ai partiti di riposizionarsi in vista del nuovo appuntamento elettorale.

*Direttore SWG

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