Secondo quanto accertato dai medici di Rebibbia, che hanno inviato una serie di relazioni ai giudici di Sorveglianza, Dell'Utri è affetto da una cardiopatia e una forma di diabete grave e a luglio scorso gli è stato diagnosticato un tumore maligno alla prostata.
Nel corso di una udienza straordinaria, svolta il 2 febbraio scorso, i difensori dell'ex parlamentare, gli avvocati Alessandro De Federicis e Simona Filippi hanno spiegato che anche «il garante dei detenuti sostiene che sia il carcere che le strutture protette sono inadeguate per le cure di cui ha bisogno Dell'Utri». I penalisti chiedevano, quindi, gli arresti domiciliari ospedalieri presso l'istituto Humanitas di Milano. Già il 5 dicembre scorso i giudici di piazzale Clodio avevano detto no alla scarcerazione.
Potrebbe scappare e le patologie di cui è affetto non sono in stato avanzato. Queste invece, secondo quanto si apprende, le motivazioni con cui il Tribunale di Sorveglianza ha detto no alla richiesta di scarcerazione. Per i magistrati l'ex esponente di Forza Italia, attualmente detenuto nel centro clinico del carcere romano di Rebibbia, è in grado di deambulare e potrebbe fuggire anche perché non può essere sottoposto alle terapie necessarie con il braccialetto elettronico.
Per i giudici l'ex parlamentare può essere curato presso i reparti di Servizi assistenza intensificata (Sai) che sono previsti nelle strutture carcerarie. Nelle motivazioni viene citata anche la richiesta di condanna a 12 anni di reclusione avanzata dalla Procura di Palermo nel processo sulla cosiddetta trattativa «Stato-Mafia» in cui Dell' Utri è imputato per minaccia e violenza a corpo politico dello Stato.
«È una decisione della magistratura e noi dobbiamo rispettarla». Così Pietro Grasso, leader di Liberi e Uguali, ha risposto ad una domanda sulla decisione del Tribunale di sorveglianza.
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