Dell'Utri arrestato in Libano, chiesta estradizione. Con sé migliaia di euro

Dell'Utri arrestato in Libano, chiesta estradizione. Con sé migliaia di euro
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Sabato 12 Aprile 2014, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 09:40

Marcello dell'Utri si trova in questo momento negli uffici della polizia libanese. L'annuncio è arrivato dal ministro dell'Interno Angelino Alfano a margine dell'assemblea di Ncd. «Dell'Utri - spiega Alfano - è stato rintracciato a Beirut dalla polizia libanese che ora è in contatto con la polizia italiana in ottemperanza con il mandato di cattura internazionale. È ora in corso una procedura che diventerà estradizionale».

Sorpreso a letto. L'arresto è avvenuto stanotte in un lussuoso albergo di Beirut ed è stato eseguito dalla polizia libanese alla presenza di un funzionario della polizia italiana. Quando la polizia libanese è arrivata nell'hotel in cui alloggiava, Dell'Utri era a letto. La sua individuazione è stata stata possibile grazie a una segnalazione dell'Interpol. L'ex senatore è tenuto in custodia dal Dipartimento di intelligence della polizia libanese. Dell'Utri aveva con sé alcune decine di migliaia di euro. Al momento dell'arresto l'ex senatore non avrebbe pronunciato neppure una parola, rimanendo in totale silenzio.

Il guardasigilli. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando si sta apprestando a firmare a breve la richiesta di estradizione per Marcello Dell'Utri. Il Guardasigilli sta rientrando a Roma per apporre il suo via libera. Potrebbe tenersi lunedì l'udienza di convalida dell'arresto di Dell'Utri di fronte al giudice libanese. In questa sede non si discuterà dell'eventuale estradizione, la cui concessione da parte del Libano è legata al fatto che l'arresto sia prima convalidato.

Colloquio con l'avvocato Dell'Utri ha avuto un colloquio telefonico, autorizzato dalla polizia locale, col suo avvocato, Giuseppe Di Peri. In attesa dell'udienza di convalida del fermo, fissata per lunedì, i due avrebbero concordato la strategia difensiva. L'ex senatore ricorrerà ad un legale libanese che si occuperà dell'udienza e delle fasi del procedimento di estradizione.

La polemica. «Nonostante la forte pressione mediatica che talvolta rischia di vanificare il nostro lavoro e quello delle forze di polizia che ci collaborano, ritengo che, in sinergia con la Dia e l'Interpol, con l'arresto di Dell'Utri abbiamo ottenuto un ottimo successo operativo». Così, il sostituto procuratore generale di Palermo, Luigi Patronaggio, commenta l'arresto dell'ex senatore Marcello Dell'Utri avvenuto in Libano. Era stato Patronaggio a chiedere più volte alla Corte d'Appello di Palermo il divieto di espatrio prima e l'arresto dopo, ma soltanto il 7 aprile i giudici hanno accolto la richiesta di arresto per Dell'Utri. «Attendiamo adesso con serenità l'esito del processo in Cassazione», aggiunge Patronaggio.

La replica del presidente della corte d'appello «Non amo le polemiche e non intendo sollevarne, ma spiacciono le dichiarazioni fatte sulla stampa dal sostituto procuratore generale. La corte d'appello non ha alcuna colpa in questa vicenda. Piuttosto, forse, la procura generale non ha tenuto conto delle indicazioni che le erano state date dai giudici nel primo provvedimento con cui si rigettava la richiesta di divieto di espatrio per Dell'Utri» dice il presidente della corte d'appello di Palermo, Vincenzo Oliveri.

L'avvocato «L'eventuale esistenza di un trattato per l'estradizione tra Italia e Libano, di cui non conosco i termini, è la prova che Dell'Utri non aveva alcuna intenzione di darsi alla fuga, altrimenti avrebbe scelto un Paese diverso, e che non c'è stato alcun piano relativo al suo allontanamento». Lo dice l'avvocato di Marcello Dell'Utri, Giuseppe Di Peri.

La figlia di Borsellino. «Oggi è una giornata che mostra la parte migliore delle istituzioni. Non come ieri, quando sono stata presa dallo sconforto nel vedere latitante Marcello Dell' Utri, referente politico degli assassini di mio padre». L'arresto in Libano dell'ex senatore è stato commentato così da Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nel '92, a Bagnoregio (Viterbo) per l'intitolazione di un parco a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.

La “fuga” di Dell'Utri. L’ex senatore aveva giocato d’anticipo scegliendo di attendere fuori dall’Italia il verdetto della Cassazione, previsto per martedì prossimo, quando gli Ermellini per la seconda volta decideranno sulla condanna a 7 anni, per concorso esterno in associazione mafiosa, inflitta al politico.

All'estero «per curarsi». Dell’Utri aveva reagito alla notizia del suo mandato d'arresto definendo «aberrante» il provvedimento e annunciando che non si sottrarrà «al risultato processuale». Aveva precisato di versare in «condizioni di salute precarie», per i postumi di un intervento di angioplastica e di essere all'estero per sottoporsi a «ulteriori esami e controlli». Aveva inoltre espresso «fiducia» nella Cassazione oltre che l'auspicio che «un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente».

La vicenda giudiziaria. L’ordine di custodia cautelare che avrebbe dovuto assicurare la presenza di Dell’Utri in Italia al momento del verdetto, per una eventuale esecuzione immediata della pena, ha avuto una gestazione di 6 mesi. E’ l’8 novembre 2013 quando intercettazioni disposte dal pm di Roma ed eseguite dalla Dia nel ristorante capitolino Assunta Madre, captano le confidenze di Alberto, fratello gemello di Marcello, al gestore del locale Vincenzo Mancuso. «Bisogna accelerare i tempi (della latitanza, ndr) - confida Alberto - che Marcello se poi non ce la fa...». Ed indica come possibili Paesi all’estero utili per sottrarsi al carcere la Guinea Bissau ed il Libano, dove sono già stati attivati canali politici di protezione.

Sequestro del passaporto L’intercettazione è trasmessa da Roma a Palermo nel febbraio scorso. Venti giorni fa il Pg di Palermo chiede, motivando con un «grave e concreto di fuga», il sequestro del passaporto ed il divieto di espatrio per Dell’Utri, ma il giudice rigetta osservando di potere disporre solo l’arresto cautelativo. Il Pg riformula la richiesta, accolta l’8 aprile. A quella data Dell’Utri è già all’estero. Quale sia l’ itinerario seguito non è noto, ma è certo (sulla base della testimonianza di un occasionale compagno di viaggio) che il 24 marzo l’ex senatore vola da Parigi, in businnes class, a Beirut. E per altro, anche in occasione del primo verdetto di Cassazione, che rinviò all’Appello per una nuova disamina, Dell’Utri aveva scelto di attendere all’estero, probabilmente a Santo Domingo, dove ha una residenza, la decisione. In base a quella «trasferta» il Pg chiese l’ arresto cautelare (era marzo 2013) ma il giudice lo rifiutò.

Il precedente L’asse Palermo-Beirut per imputati ad alto rischio ha uno storico precedente: Graziano Verzotto, senatore Dc, inquisito per fondi neri sulle banche di Sindona si sottrasse all’arresto raggiungendo da Siracusa Beirut su un peschereccio, passò quindi in Francia, ottenne asilo, non scontò un solo giorno di carcere. L’espatrio di Dell’Utri ha suggerito al M5S di chiedere le dimissioni di Alfano «che fa arrestare e trasferire in Kazakistan una donna e una bambina richiedenti asilo, ma lascia fuggire i condannati per mafia», ma Ncd fa quadrato ricordando che non compete al ministro dell’Interno intervenire sulla libertà personale dei cittadini.

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