Con il via libera del Senato al ddl delega si avvia a diventare realtà, dopo oltre trent’anni di attese e di rinvii, la legge per lo spettacolo dal vivo. Ma intanto ad infiammare l’aula di Palazzo Madama è il passaggio sui circhi, e l’idea di arrivare ad uno stop, seppure graduale, dello sfruttamento degli animali. Da una parte i senatori animalisti, delusi perché avrebbero voluto si prevedesse tout court l’eliminazione degli animali dagli spettacoli, dall’altra quelli come Carlo Giovanardi (Federazione della libertà) che al circo si diverte con il nipotino e tira in ballo anche i cavalli di Pavarotti.
L’emendamento che viene trovato sembra lasciare tutti scontenti, in prima linea il M5s («Il governo ha fatto un clamoroso dietrofront») e Michela Brambilla («governo e maggioranza tremebondi»), ma anche lo stesso Giovanardi («norme pasticcio»), anche se il ministro Franceschini sottolinea il buon senso della formulazione finale. Dai circhi alle fondazioni liriche, le note dolenti in una legge che pure gode di un appoggio dichiaratamente bipartisan non mancano, con il senatore di Articolo 1 Mdp Michele Gotor che annuncia il voto positivo del suo gruppo e nello stesso tempo promette battaglia sulla necessità di sostenere i tempi del bel canto, alle prese con la crisi dei conti anche dopo il percorso di risanamento previsto dalla legge Bray («Le fondazioni sono un patrimonio che deve essere tutelato, bisogna abbandonare la logica contabile del pareggio di bilancio»). Tant’è, dopo due giorni di discussioni il ddl alla fine passa con 121 voti favorevoli, 12 contrari e 73 astenuti. La relatrice Rosa Maria Di Giorgi (Pd), anima anche della Legge Cinema di cui il ddl spettacolo è uno stralcio, sottolinea soddisfatta che si tratta di norme attese da decenni che puntano «al rilancio e allo sviluppo di tutto il settore dello spettacolo con il riconoscimento del suo valore formativo, educativo, e di contrasto al disagio sociale».
E soddisfatto è anche il ministro Franceschini, in aula sia ieri sia oggi per seguire il dibattito. La riforma ora passa alla Camera, dove il ministro Pd si augura un’approvazione «in tempi rapidi». Dopo decenni di attesa e tanti tentativi andati a vuoto nei precedenti governi, lo spettro, ancora una volta, è la fine della legislatura.
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