Coronavirus, Fase 2: prime deroghe dal 27 aprile e ripartenze modulate per regione

Fase 2, prime deroghe dal 27 aprile. E ripartenze modulate per regione
di Alberto Gentili
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Lunedì 20 Aprile 2020, 00:44 - Ultimo aggiornamento: 15:17

«Prima del 4 maggio riaprirà poco o nulla, ma stiamo lavorando a un piano nazionale per la ripartenza». Giuseppe Conte, pressato dal Comitato tecnico scientifico e dal ministro della Salute Roberto Speranza che temono un riesplodere dell'epidemia, non intende «abbassare la guardia». Però, per placare il pressing delle Regioni e di chi come Confindustria vuole l'allentamento del lockdown, entro mercoledì il governo dovrebbe diffondere le linee guida per la ripresa delle attività lavorative «in condizioni di massima sicurezza». 

L'allerta resta infatti alta. Il rappresentante italiano all'Oms, Walter Ricciardi, torna a predicare massima prudenza: «E' assolutamente troppo presto per allentare la stretta. I numeri, soprattutto in alcune Regioni, sono ancora di una piena fase 1. Bisogna essere molti attenti, altrimenti può riesplodere una seconda ondata dell'epidemia». Proprio Ricciardi, consulente del ministero della Salute, finisce nel mirino di Matteo Salvini, Fdi, FI con tanto di richieste di dimissioni. La colpa: aver postato su twitter un video (poi rimosso) anti Trump.
 


Pur con «gradualità e prudenza», lunedì 27 aprile potrebbero tornare operativi settori che occupano 3 milioni di lavoratori (su 8 milioni attualmente fermi): i cantieri edili, alcune manifatture come moda, auto, mobilifici e le reti commerciali di supporto a queste filiere. «Se apri le industrie delle auto, non puoi non riaprire anche i saloni di vendita», spiega un ministro che segue il dossier. 

La decisione sarà presa in una nuova riunione della cabina di regia che si terrà mercoledì tra governo, Enti locali, parti sociali, Comitato scientifico, task force di Vittorio Colao. Dove all'ordine del giorno non ci sarà un ulteriore Dpcm, ma le linee guida per «la ripartenza in sicurezza» ed eventuali integrazioni al codice Ateco delle attività consentite, decise dai ministri Roberto Gualtieri (Economia) e Stefano Patuanelli (Sviluppo) che non esclude una road map regionale delle riaperture, ma sulla base del piano nazionale.

Anticipare al 27 aprile non è comunque facile. Non è perciò escluso - spiegano a palazzo Chigi - che tutto resterà sbarrato fino al 4 maggio. Per riaprire, le industrie, i cantieri e i settori individuati in base all'indice di rischio dell'Inail, dovranno infatti adeguarsi alle linee guida: sanificazione, mascherine, guanti, distanza sociale, misurazione della temperatura e della saturazione. E le aziende devono poter avere il tempo per strutturarsi in modo per rispondere alle linee guida. Come i Comuni e le Regioni dovranno garantire un potenziamento dei trasporti pubblici locali, in modo da evitare il sovraffollamento su bus e metro, cui potrà contribuire anche uno scaglionamento dell'orario di inizio delle attività. Principi validi a maggior ragione dopo il 4 maggio, quando la quasi totalità delle imprese torneranno operative, privilegiando quanto più possibile lo smart working. E' poi molto probabile che la ripartenza sarà modulata Regione per Regione in base all'andamento dell'epidemia sul territorio e alla situazione nei Covid-Hospital.
 
 

Se per il mondo del lavoro, con le dovute accortezze, si intravede un allentamento del lockdown, diverso è il discorso per la vita sociale. Un solo esempio. A precisa domanda: quando potremo andare a cena a casa di amici? Un ministro competente risponde: «Speriamo l'11 o il 18 maggio, ma nulla è deciso. E poi se non sai chi ha incontrato il tuo ospite nei 14 giorni precedenti, cosa fai? Mangi a due metri di distanza o con la mascherina sulla bocca? Sarà un grosso problema...». Anche per questo non si prevede la riapertura dei ristoranti e dei bar prima del 18 maggio. Ed è probabile un rinvio. Come, sempre in ragione della «massima prudenza», probabilmente resterà il divieto di spostarsi in un'altra Regione (c'è chi dice perfino in un altro Comune) se non per «comprovati motivi di lavoro o medici».

L'Italia della convivenza con il virus (prima del vaccino atteso per l'inizio del prossimo anno) sarà un Paese in perenne attesa. Code per entrare nei bar, nei negozi, dal parrucchiere etc. per non ridurre la distanza di sicurezza. Code (più lunghe di quelle che conoscevamo) per salire sul bus o in metro. 

Dopo il 4 maggio dovrebbero essere riaperti i parchi e consentite le attività all'aperto, come il jogging da soli o il tennis in singolo. Resteranno però i limiti alla mobilità: fino a giugno le persone più anziane dovrebbero o restare a casa e le visite tra parenti avvenire indossando le solite mascherine e guanti.
 
 

L’obbligo di protezione per i lavoratori
Molte fabbriche sono già aperte e lavorano sia pure a ritmi ridotti. Oggi riprenderanno gradualmente la loro attività altri grandi stabilimenti come quelli di Fincantieri e di Electrolux che si affiancano alla Michelin, alle Accieierie di Terni, alla Fiat di Melfi e alle decine di fabbriche tessili che stanno sfornando un milione e mezzo di mascherine al giorno made in Italy. In tutti gli stabilimenti si seguono regole di sicurezza rigide a partire dal distanziamento e dalla mascherina (in alcuni casi FFp2).

Termoscanner in tutte le aziende
Almeno per qualche mese dovremo fare l’abitudine a farci misurare la temperatura tutte le volte che entreremo o usciremo da luoghi di lavoro o da mezzi pubblici. La pandemia ha portato infatti alla diffusione dei termoscanner, ovvero di attrezzi che o misurano la temperatura delle persone quando si appoggiano sulla fronte o sul polso oppure la controllano mentre si passa attraverso cancelli d’ingresso. Alcuni termoscanner possono controllare decine di persone nel giro di pochi secondi.

Distanze di almeno un metro
Com'è noto la principale misura di difesa contro il Covid 19 è la distanza di almeno un metro fra gli esseri umani. Questa regola deve essere rigidamente osservata soprattutto sui posti di lavoro. Là dove questo non è possibile sarà consentito - in accordo con i rappresentanti sindacali - lavorare utilizzando mascherine professionali (non quelle chirurgiche ma qulle FFp2 o FFp3) e occhiali di protezione. In alcune aziende, ad esempio la Ferrari, dovrebbero entrare in funzione anche sistemi di tracciamento. In altre aziende sono previsti esami sierologici.

Trasporti con metà capienza
I trasporti cambieranno completamente volto: niente più bus o metro intasati nelle ore di punta. Lo scenario prossimo in questo settore è molto vago perché è difficile capire quale equilibrio sarà trovato fra la diffusione dello smart working (che riduce i flussi di traffico) e il desiderio di proteggersi recandosi al lavoro nelle grandi città con la propria auto e non con i mezzi pubblici. In ogni caso sui mezzi di trasporto pubblici si dovrà mantenere il distanziamento e si dovranno usare guanti, mascherine egel igienizzante. 

Per i negozi aperture al rallentatore
Gran parte della rete commerciale italiana è ferma. Da questa settimana sono state riaperti (ma non ancora in tutte le Regioni) settori di nicchia come quello legato ai libri e i negozi degli indumenti per neonati e bambini. Anche questi negozi, come in quelli alimentari che sono rimasti aperti, dovranno rispettare norme severe come quella dello scaglionamento degli ingressi dei clienti. Per i negozi si prospetta una riapertura graduale forse scaglionata a seconda della diffusione del contagio che è molto diversa da Regione a Regione e anche all’interno delle Regioni.

Coperti ridotti nei ristoranti
Bar e ristoranti rimarranno chiusi ancora a lungo e comunque quando riapriranno lo dovranno fare con regole molto severe nel rispetto della distanza di almeno un metro fra i clienti che costituisce tutt’ora la prima difesa anti-Covid. Per i bar saranno favoriti i servizi all’esterno e ridotti quelli al bancone. I ristoranti dovranno distanziare i tavoli e fatalmente ridurre il numero dei coperti. In ogni caso saranno prescritte regole molto dettagliate che andranno rispettate con scrupolo per evitare (o ridurre) una seconda ondata di contagio.
 

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