Migranti, Conte sostiene Trenta e Toninelli. Salvini a Innsbruck, strada in salita

Migranti, Conte sostiene Trenta e Toninelli. Salvini a Innsbruck, strada in salita
di Alberto Gentili
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Luglio 2018, 08:28
Come un arbitro, Giuseppe Conte ha dovuto calmare Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. I due ministri, assente Matteo Salvini in trasferta in Calabria, nel vertice dedicato ai migranti e alla preparazione del summit di oggi e domani Innsbruck si sono scagliati contro il responsabile del Viminale. 

«E' ora di finirla con questi proclami, la gestione dei salvataggi in mare è una cosa seria», ha sibilato Toninelli, responsabile delle Infrastrutture e dunque della Guardia costiera. E la ministra della Difesa: «Ce n'è una al giorno. Ieri Salvini ha detto che bisogna fermare le missioni militari internazionali e la competenza non è sua. Oggi impedisce lo l'approdo di 67 migranti da una nave italiana». E qui Conte, orientato a sostenere la posizione dei due ministri, ha provato a portare un po' di calma. Salvo poi ricevere una telefonata furiosa di Salvini: «Io non indico alcun porto dove far sbarcare la Diciotti. Lo faccia Toninelli e se ne assuma la responsabilità». «Questo è troppo», ha allargato le braccia il premier, salvo poi dettare un comunicato in cui ha garantito: «All'interno del governo non c'è nessuno screzio. Io non sono preoccupato».

Sarà. Ciò che è certo è che Conte, insieme al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, ha preparato il compito che oggi e domani al vertice di Innsbruck dei ministri degli Interni dovrà svolgere Salvini. Con un problema: a palazzo Chigi non erano sicuri che questa mattina, prima di partire per l'Austria dove nel pomeriggio incontrerà il collega tedesco Horst Seehofer, il leader leghista sarebbe andato a prendere le consegne. Tant'è che in serata il Viminale, per smorzare la tensione, ha confermato l'incontro.

Il piano italiano è comunque delineato. Salvini a Innsbruck partirà dalle conclusioni del summit europeo del 28 e 29 giugno. Dirà «con fermezza» che l'Italia non accetterà mai di creare sul proprio territorio centri chiusi di accoglienza finanziati e gestiti dall'Unione, se altri Stati europei volenterosi non faranno lo stesso. «Non possiamo diventare un immenso campo profughi», dicono a palazzo Chigi, «abbiamo fatto più di ogni altro Paese e ora l'Italia va decongestionata».

LO SCAMBIO
Solo a condizione che passi questo principio e altri Stati aprano i centri chiusi (a Bruxelles Spagna e Francia hanno però già risposto picche), Salvini potrà dare il via libera alla soluzione della questione dei movimenti secondari cara a Germania e Austria: i migranti registrati in Italia (e in altri Paesi di primo approdo come la Grecia) e poi fuggiti a Nord. Un punto su cui batte invece il tedesco Seehofer, alleato politico di Salvini. Ma che trova fermamente contrario il ministro leghista: «Manco morto mi riprendo chi è andato all'estero», ha confidato.

Insomma, è praticamente impossibile che dal summit di Innsbruck - e anche dal trilaterale fissato domani alle 7 del mattino tra Salvini, Seehofer e l'austriaco Herbert Kickl - salti fuori un accordo su centri chiusi e movimenti secondari.

Eppure Salvini, su richiesta francese, incontrerà a quattr'occhi il suo omologo Gérard Collomb: «Un segnale importante da Parigi, finora ci hanno fatto la guerra», dicono a palazzo Chigi. Ed è probabile che passi la proposta austriaca (avanzata tempo fa da Roma e avallata dal Consiglio europeo) di creare centri di rimpatrio in Paesi terzi di quei migranti «che non possono essere rinviati verso i propri Paesi di origine a causa della mancanza di cooperazione. Con un problema: la Libia e il Marocco hanno già detto di no. Ora si tratta di capire se gli altri si mostreranno più disponibili: i fondi promessi dall'Europa hanno un certo appeal.

Salvini poi chiederà più fondi per la stabilizzazione della Libia e il sostegno al premier di Tripoli Al Serraj: in gioco c'è lo scontro con Parigi che appoggia il generale Haftar, quello nemico degli italiani. E un rafforzamento delle frontiere esterne con uomini e mezzi Ue nel Mediterraneo. Stessa richiesta verrà avanzata oggi a Bruxelles da Conte e Moavero al vertice della Nato. La motivazione: «Va rafforzato il fronte Sud perché sui barconi ci possono essere terroristi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA