Caso Consip, quei tentativi di agganciare il ministro e il sospetto della soffiata agli indagati

Caso Consip, quei tentativi di agganciare il ministro e il sospetto della soffiata agli indagati
di Cristiana Mangani
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Lunedì 6 Marzo 2017, 08:17
ROMA Un caffé a casa sua, una triangolazione, qualche cena, e una presunta soffiata sull'indagine: a tirare in ballo nell'inchiesta Consip il ministro dello Sport Luca Lotti è stato Luigi Marroni, amministratore delegato della Concessionaria servizi informativi pubblici. Sentito dai pm di Napoli come persona informata sui fatti, ha dichiarato di aver saputo dell'esistenza di un fascicolo di indagine dal presidente di Consip, Luigi Ferrara, da Lotti stesso, e dal generale Emanuele Saltalamacchia, comandante provinciale dei carabinieri a Firenze. Informazioni che sono costate l'iscrizione sul registro degli indagati, e dalle quali il ministro si è difeso energicamente durante un interrogatorio con i magistrati romani, escludendo ogni sua responsabilità.

IL TRAMITE
Il nome del ministro viene fuori ogni volta che Carlo Russo, imprenditore toscano, amico di Tiziano Renzi, si muove in cerca di agganci per favorire l'attività di Romeo. Cerca di imporsi alla corte del napoletano, e lo fa, probabilmente, giocando su due tavoli: quello di Romeo, ma anche di Denis Verdini, leader di Ala, anche lui interessato all'aggiudicazione di appalti miliardari.

E' proprio durante uno dei tanti incontri tra i due che Russo parla di quello che definisce il sistema degli accordi. Romeo vuole avere contatti diretti con chi potrebbe aiutarlo. «Allora - afferma - io faccio un attimo mente locale, ci vediamo la settimana prossima, poi mangiamo una cosa a Firenze, in modo da poter parlare meglio della Consip e di Marroni, che va gestito meglio». A questo punto Russo propone di incontrarlo insieme con Marroni, perché - spiega - «il triangolo è quello, insomma». Scrivono i carabinieri nell'informativa depositata agli atti: «Il triangolo a cui fa riferimento Russo fa capo a Tiziano Renzi, Luigi Marroni e al sottosegretario Luca Lotti, storico braccio destro di Matteo Renzi, riguardo al quale Romeo chiede se sia stato quello a creargli il problema per l'ultimo appalto. Romeo insiste: «Il triangolo, quindi, è quello che ci ha creato problemi a noi?» E Russo: «Nooo, no, no, assolutamente, non è stato nessuno dei tre. Se qualcosa è stato fatto, è stato Francesco Bonifazi (bisbiglia), tesoriere del Pd».

IL RAGAZZO
Ma il presunto aggancio con il ministro non sembra avvenire con facilità. All'inizio Russo non piace. Viene chiamato il ragazzo e non sembra riuscire a imporsi a Lotti, nonostante la sua amicizia con il papà dell'ex premier. Allora Italo Bocchino suggerisce la strategia da adottare: «Si comincia con Tiziano Renzi e poi facciamo in questo modo, si affronta una volta al mese, io faccio la mia parte. Sono cose di relazioni, un caffè con lui, e uno con Lotti a casa sua (frase bisbigliata), e poi andiamo avanti».

Riguardo alla rivelazione del segreto, invece, a parlare di un ruolo del ministro è Luigi Marroni. Dichiara ai pm l'ad di Consip: «A luglio 2016 durante un incontro Luca Lotti mi informò che si trattava di una indagine che era nata sul mio predecessore Domenico Casalino e che riguardava l'imprenditore campano Romeo. Delle intercettazioni ambientali nel mio ufficio l'ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collaboratore, Nicola Centrone. E ne ho avuto la conferma dopo aver fatto la bonifica del mio ufficio». La stessa cosa la racconta Filippo Vannoni, consigliere economico della precedente presidenza del Consiglio.

LA CENA
Nella vicenda si inseriscono, poi, molti altri personaggi. C'è chi racconta di una cena alla Taverna Sant'Ignazio tra Romeo, Lotti e Bocchino, anche se, al momento, non esistono i riscontri. E c'è ancora Russo che, nella sua campagna per conquistare la fiducia dell'imprenditore napoletano, sostiene di aver cercato di accreditarlo con Lotti citando un particolare della sua vita. «Quando ho parlato con Luca - azzarda - gli ho detto che vi avevano incarcerato per 70-80 giorni. La cosa a cui devi pensare - gli ho spiegato - è che questo qui (tono di voce bassissimo), non ha reso dichiarazioni che chiamassero altri soggetti in correità, e anche arrestato non riferirà alcunché ai magistrati».