Cda Rai, scoppia il caso pensionati: in carica gratis e solo un anno

Cda Rai, scoppia il caso pensionati: in carica gratis e solo un anno
di Claudio Marincola
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Giovedì 6 Agosto 2015, 05:44 - Ultimo aggiornamento: 09:12
ROMA - Dalla Rai dei professori alla Rai dei pensionati. E sì, perché quando qualcuno ha segnalato l'esistenza di una leggina che chiudeva le porte del cda «ai soggetti in quiescenza» si è scoperto che il problema era vero. E negli uffici legali di viale Mazzini è scoppiato il panico. Telefonate, contatti febbrili con i tecnici del ministero del Tesoro anche loro in procinto di ratificare le nomine. E ci sarebbe anche un nodo quote-rosa che dovrebbero raggiungere il 30% ma che la Rai non sarebbe tenuta a rispettare non si bane perché.

Salta tutto? Molto improbabile. Ma a rischiare la decadenza sarebbero 4 consiglieri su 7: Carlo Freccero, Guelfo Guelfi. Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. Cioè tutto da rifare. L'allarme lo ha lanciato il sito dell'Unità citando la legge 114/2014 che ha introdotto nuove disposizioni «in materia di incarichi dirigenziali a soggetti in quiescenza» e vieta a un lavoratore in pensione di assumere incarichi nelle società controllate dallo Stato. Per trovare una via d'uscita si sono mobilitate le teste pensanti di viale Mazzini, del ministero dell'Economia, e i consiglieri di Renzi. É stato allora che qualcuno ha suggerito una e via d'uscita: essere membro di un cda non equivale di fatto ad un incarico direttivo. Dunque via libera, fermo restando l'obbligo di lavorare gratis et amore Dei.



NORMA AD HOC

A qualcuno dei neo consiglieri il sorriso per la nomina appena incassata è scomparso da un istante all'altro. Il compenso previsto per ricopre la carica è di circa 66 mila euro lordi. Che non sono tantissimi, specie se comparati agli stipendi di un'azienda che conta ben 46 direttori e 262 dirigenti, ma non certo da buttare via, anzi.



La minoranza dem che ha il dente avvelenato per la bocciatura di de Bortoli ha gettato altro veleno. E ha sparato a zero: «La norma appena approvata nella riforma della pubblica amministrazione parla chiaro - è insorto Federico Fornaro, membro della commissione di Vigilanza Rai - secondo la legge l'incarico non prorogabile, nè rinnovabile ed è comunque consentito a solo titolo gratuito. Se verrà confermato - continua Fornaro - che quattro dei sette eletti nel cda Rai sono attualmente in pensione ci troveremo di fronte, nel fatti, ad un consiglio provvisorio».



UFFICIO E STAFF

Sulla vicenda è dovuto intervenire personalmente Renzi. «Pensionati in Italia ce ne sono tanti, e lo considero un fatto positivo», ha premesso il premier. Ma in Rai? «La norma permette di entrare, si discute se abbiano diritto ad avere lo stipendio. Per la Rai mi auguro di no,per queste persone mi auguro di sì ma è un non problema». Sarà. Ma ad Arturo Diaconale, direttore dell'Opinione, scelto dal centrodestra, l'idea di lavorare per la gloria lo convince poco. «Sarebbe possibile se ci fosse compatibilità per le altre attività che svolgo. Potrei anche fare il consigliere per puro divertimento ma sarebbe una cosa bizzarra, è la Costituzione che impone la retribuzione a chi svolge un'attività». Oltre al compenso ogni consigliere, caso unico e raro per una Spa, ha a sua disposizione un ampio ufficio al piano nobile di viale Mazzini e due collaboratori. Un tempo in dotazione c'era anche l'auto blu e il numero di assistenti era faraonico. Ma ora bisogna “arrangiarsi” e la macchina di servizio va condivisa. Una sorta di car sharing interno.

Va da sé che la durata di gestione del cda si esercita lungo un arco temporale di tre anni. E ad alimentare altri dubbi è arrivato anche il parere del sottosegretario al ministero del Lavoro e della Politiche sociali Carlo Dell'Aringa, giuslavorista, per il quale «senza un norma specifica» il problema dei pensionati resta non si può risolvere.



IL PRECEDENTE

Come se ne esce? Una soluzione sarebbe non considerare la Rai un'azienda pubblica. Ci hanno già provato quando si è trattato di introdurre il tetto dei 240 mila euro introdotto dal governo Rai. Quando il dg Gubitosi lo mise in pratica 42 dirigenti fecero ricorso sostenendo che avendo emesso dei bond l'azienda venisse assimilata alle quotate in borsa. E dunque fuori dal tetto. Ma il ricorso è stato rigettato dall'Avvocatura dello Stato.



Pecunia non olet, dicevano i latini. E a pensarla così sono infatti più o meno tutti i neo consiglieri. Fa eccezione Carlo Freccero, in quota grillini-Sel. Dice: «Pur di fare un dispetto a Renzi lavorerei anche in catene». E chiude: «Sono pronto al sacrificio, anche frustato oltre che gratis».