L’ultimo miglio sulla strada della separazione lo ha percorso il professore bocconiano accusando, in un’intervista al Corriere della Sera, l’ex presidente della Camera e il ministro della Difesa di essere «specialisti in slalom della politica».
DOPPIA PRESENZA
Il viaggio parallelo di Monti e Mauro, entrambi ieri a Bruxelles per partecipare ai funerali dello statista belga Wielfried Martens, padre del Ppe, ha reso imbarazzanti i contorni della scissione. Monti è andato a Bruxelles a titolo personale. Mauro ha sostituito a nome del nostro governo il vicepremier Alfano bloccato a Roma per la manifestazione dei No Tav. A margine della cerimonia funebre il ministro della Difesa ha avuto colloqui con il presidente della Commissione Ue Barroso, con la cancelliera Merkel, il premier belga Di Rupo e il segretario del Ppe, il francese Joseph Daul. Agli incontri era presente anche il nostro commissario Antonio Tajani. E Monti? «Credo che qui in Europa dovremmo dare miglior prova di noi stessi», ha gelato tutti Mauro. Che non è stato tenero neanche con Berlusconi: «C’è differenza tra essere popolari e populisti e non c’è altro da aggiungere». E il disegno di far rinascere la vecchia Dc? «Io non sono mai stato un iscritto, quindi non potrei farne neanche un disegnino».
I DUE MONTI
Rientrato in Italia, a Padova, ad un congresso di Sc, Mauro ha confermato l’«appoggio incondizionato a Letta». Tema sul quale è tornato anche Pier Ferdinando Casini accusando a sua volta Monti di «doppia morale». «Al mattino dichiara la sua solidarietà a Letta, nel pomeriggio cosparge il cammino di ostacoli». E SuperMario? «Alla gente dei litigi tra Monti e Casini non interessa nulla - ha premesso il leader Udc - dico solo che ho conosciuto due Monti: sono affezionato al primo, al secondo non parlo».
Ognuno andrà per la sua strada, nascerà un nuovo gruppo al Senato formato da 12 dei 20 senatori di Sc. I montiani, in minoranza, dovranno confluire nel misto. Casini da Verbania però smentisce: «Un nuovo gruppo non è all’ordine del giorno». In evoluzione la situazione anche alla Camera, dove Sc conta 47 deputati. «Le due cose sono diverse ed è bene che a questo punto siano distinte anche in Parlamento - conferma Benedetto Della Vedova - Casini avrebbe voluto che Sc seguisse un canovaccio neo democristiano. È una disputa strumentale e ridicola». Il portavoce dei montiani ha sfiorato quindi anche il tema della decadenza di Berlusconi criticando «certi ammiccamenti» che «parlano chiaro».La situazione è seguita con ovvie aspettative da Berlusconi nella speranza che il giorno del voto in Aula si possano riaprire i giochi. Ipotesi improbabile. Sia perché Mauro non dà certezze, («decideremo al momento del voto»). Sia perché i 12 eventuali voti contrari in forza ai moderati non salverebbero comunque il Cavaliere. La nascita di un nuovo gruppo ispirato ai popolari da una parte rafforza il premier e strizza l’occhio all’area cattolica che nel Pd «teme» l’investitura di Renzi. Dall’altra espone il governo a nuove fibrillazioni almeno fino a quando il «cantiere dei moderati» resterà aperto.
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