Cancellieri-Ligresti, mozione di sfiducia del M5s. Il Pd: fare chiarezza

Anna maria Cancellieri
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Venerdì 1 Novembre 2013, 14:20 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 07:50

Non si placa la bufera sul ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri dopo il suo intervento nell'inchiesta Fonsai.

Cancellieri è finita al centro delle polemiche per essersi interessata alle condizioni di salute di Giulia Ligresti, figlia di Salvatore, che in quel periodo era detenuta a Vercelli e versava in pessime condizioni di salute, chiamando i dirigenti del Dap (l'amministrazione penitenziaria). Ma anche per aver cercato di rincuorare Gabriella Fragni, la compagna di Ligresti, da cui è legata da un'amicizia quarantennale. Il 17 luglio, a poche ore dall'ondata di arresti, le telefonò e le disse: «Qualsiasi cosa posso fare conta su di me, non so cosa fare ma sono veramente dispiaciuta».

Cancellieri ieri si è difesa assicurando che non c'è stata alcuna interferenza e assicurando di essere pronta a chiarire in Parlamento. Ma il Movimento 5 stelle ne ha chiesto subito le dimissioni, mentre il ministro è stato difeso dal Pdl.

Mozione di sfiducia M5S. «La vicenda legata al passaggio di Giulia Ligresti dall'arresto in carcere, durato un mese, ai domiciliari, induce il MoVimento 5 Stelle a presentare la mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri», si legge in una nota del gruppo 5 Stelle alla Camera. «Con questo atto, dovuto al cospetto di azioni svolte interamente in ambito privato e informale da parte del Guardasigilli, il Movimento 5 Stelle intende non solo mettere il ministro di fronte alle proprie responsabilità, ma anche ricevere tutte le informazioni del caso rispetto alla rete che, alla sua richiesta di attivazione, ha tradotto i suoi desideri in azioni. Questa mozione non è dunque un atto circoscritto, ma riguarda una vicenda la cui ampiezza ha contorni che restano al momento ancora indefiniti», conclude la nota.

«Il ministro riferisca in aula e poi, a seguito di quanto dirà, ciascun» partito «farà le sue valutazioni, il Pd farà le sue».

Così Danilo Leva, responsabile Giustizia Pd a Sky Tg24. Leva dice «no a strumentalizzazioni» ma chiede «chiarezza in tempi rapidi» per «fugare ogni dubbio che in Italia vi siano detenuti di seria A e di serie B».

«Rivolgo un appello al ministro Cancellieri a non dimettersi, ma ad essere coerente con se stessa e a mandare degli ispettori alla Procura di Milano per ripristinare la giustizia sul caso della telefonata di Berlusconi in questura: e conseguentemente ad adottare provvedimenti nei confronti dei pm e dei giudici che hanno indagato e condannato Silvio Berlusconi». Lo dichiara Daniela Santanchè del Pdl.

«Il ministro Cancellieri non può certo essere criminalizzata per una telefonata da giustizialisti a corrente alternata che continuano a far danni di ogni tipo. Il ministro non può essere attaccata perché si è preoccupata per una persona che in carcere rischiava la vita per anoressia», afferma Fabrizio Cicchitto del Pdl.

«Esprimiamo piena solidarietà al ministro Annamaria Cancellieri, che, doverosamente si è interessata - come istituzionalmente il Guardasigilli deve fare - delle condizioni di detenzione di una persona, sottoposta ad indagini, in custodia cautelare, e di cui le era stato segnalato uno stato di salute critico», dichiarano i senatori di Scelta Civica Gabriele Albertini e Luigi Marino. «La personale conoscenza della famiglia o della stessa detenuta, non può esimere dallo svolgere deontologicamente le funzioni istituzionali, come ha fatto il ministro della Giustizia, anche mettendo in conto pretestuose e velenose critiche, da chi vorrebbe la solidarietà umana solo per i propri elettori, da chi vorrebbe applicare la legge agli avversari e "interpretarla" per gli amici», concludono.

«Un appello a tutti i parenti dei 67.000 detenuti che stanno scontando una pena nelle vergognose carceri italiane (il M5S ha presentato e portato anche in Quirinale un piano carceri) chiamate tutti quanti il Ministro Cancellieri! Pare risponda gentilmente a tutti». Lo scrive Alessandro Di Battista del Movimento 5 Stelle su facebook. Ironizza Di Battista: «Lei è così umana, gentile, premurosa. Lei piange al telefono se sa che una detenuta, in questo caso la figlia di Ligresti, soffre di anoressia. Ed è solo un caso che suo figlio Piergiorgio Peluso abbia lavorato per il Gruppo Ligresti e abbia ricevuto una buona uscita per un anno di lavoro di 3,6 milioni di euro».

E ancora: «Familiari dei detenuti chiamatela! Una telefonata può essere davvero utile. Chiamate il Ministero di Grazia e Giustizia e fatevi passare il Ministro, se vi rispondono "impossibile" esprimete tutta la vostra "viva e vibrante delusione" e urlate quella frase che tutti, fin dai tempi dell'asilo, abbiamo imparato a pronunciare: "perché a lei sì e a me no?" Sentiamo cosa vi risponderà il Ministero».

Il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, sottolinea che tutte le risultanze del fascicolo «testimoniano in modo univoco e incontrovertibile che la concessione degli arresti domiciliari è avvenuta esclusivamente in base alla convergenza di decisive circostanze obiettive: le condizioni di salute verificate con consulenza medico-legale e l'intervenuta richiesta di 'patteggiamento' da parte dell' imputata, risalente al 2 agosto e perciò di molto antecedente le conversazioni telefoniche oggetto delle notizie».

Le intercettazioni. «'Sto Peluso è il figlio del ministro Cancellieri... Siccome lui è talmente protetto, figurati cosa gli daranno in Telecom». Ad affermarlo, in una conversazione intercettata dalla Guardia di Finanza, è Giulia Ligresti, che commenta con toni molto critici l'operato di Pier Giorgo Peluso. «'Sto Peluso che è entrato da noi un anno fa - dice - è uscito ieri, in consiglio gli hanno deliberato la buona uscita di cinque milioni e mezzo, capito? Tutto è stato deciso dalle banche, noi ci fanno il mazzo. Infatti c'era una persona che stava lì con mio papà e diceva 'certo, se quei soldi fossero stati deliberati per te o per me o per Paolo (il fratello di Giulia - ndr), il giorno dopo dal consiglio veniva fuori una denuncià». «Questo qui - aggiunge Giulia Ligresti - è entrato e ha distrutto tutto. Ha avuto il mandato. Come se tu entri in un'azienda e svalorizzi tutto, distruggi tutto, fai in modo che, se uno la può prendere a zero, e poi si vedeva che era un mandato, è uscito appena fatta con cinque milioni e mezzo».