Bersani attacca Renzi e rifiuta incontro: «Non sono un figurante». Il premier: no caminetti, noi per confronto

Bersani attacca Renzi e rifiuta incontro: «Non sono un figurante». Il premier: no caminetti, noi per confronto
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Giovedì 26 Febbraio 2015, 21:23 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 15:49
E' di nuovo scontro aperto tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi. L'ex segretario non andrà venerdì all'incontro dei parlamentari del Pd con il premier. «Non ci penso proprio. Perché io m'inchino alle esigenze della comunicazione, ma che gli organismi dirigenti debbano diventare figuranti di un film non ci sto», dice l'ex segretario in una lunga intervista che uscirà venerdì su Avvenire.



Il Jobs act «mette il lavoratore in un rapporto di forze pre-anni '70» e perciò si pone «fuori dall'ordinamento costituzionale», sottolinea poi Bersani.



L'ex segretario del Pd lancia poi un secco avvertimento al premier su Italicum e riforma costituzionale: «Il combinato disposto» tra i due testi «rompe l'equilibrio democratico. Se la riforma della Costituzione va avanti così io non accetterò mai di votare la legge elettorale».



«Il nostro è un Partito Democratico, nel nome ma anche nelle scelte e nel metodo. Tutte le principali decisioni di questi 15 mesi sono state discusse e votate negli organismi di partito: dal Jobs Act fino alle riforme costituzionali, dalla legge elettorale alle misure sulla Legge di stabilità», replica Renzi.



«Nessuno ha la verità in tasca e nessuno vuole ricominciare con i caminetti ristretti vecchia maniera: noi siamo per il confronto, sempre. Aperto e inclusivo, senza che nessuno si senta escluso», aggiunge il premier, dicendosi «stupito» di chi, nella minoranza Pd, «gioca la carta della polemica interna» disertando l'incontro di domani.



«Non capisco la polemica di queste ore sulle riunioni di domani al Pd - sostiene ancora Renzi -. Il nostro è un Partito democratico, nel nome ma anche nelle scelte e nel metodo. Tutte le principali decisioni di questi 15 mesi sono state discusse e votate negli organismi di partito: dal Jobs Act fino alle riforme costituzionali, dalla legge elettorale alle misure sulla Legge di stabilità. Abbiamo organizzato iniziative su scuola, politica estera, Europa, forma partito, sociale, enti locali e molto altro».



Per venerdì, spiega il leader dem, «abbiamo offerto una opportunità in più, una semplice occasione di confronto, come sempre diretto e schietto, che pensavamo potesse essere apprezzata da chi spesso chiede più collegialità. Un semplice scambio di idee, convinti come siamo che solo ascoltandoci possiamo migliorare». Nessuno, sostiene Renzi, «ha la verità in tasca e nessuno vuole ricominciare con i caminetti ristretti vecchia maniera: noi siamo per il confronto, sempre. Aperto e inclusivo, senza che nessuno si senta escluso».



«Stupisce, dunque, che vi sia chi - in questo momento - gioca la carta della polemica interna. Il nostro popolo, quello che ci vota alle primarie e che, dopo tante sconfitte, ci ha dato il 41% per cambiare l'Europa e l'Italia, non si merita polemiche ingiustificate persino sugli orari e sulle modalità di convocazione di questi incontri informali. Sul piano esterno, abbiamo delicati dossier aperti, a cominciare dalla crisi libica. Sul piano interno, proprio mentre costruiamo le condizioni della ripresa, una nuova destra di stampo populista europeo prova a sfidare il Pd. Non abbiamo tempo da perdere, non sprechiamo neanche un minuto in polemiche sterili. Al lavoro, per ridare speranza e fiducia all'Italia».