Berlusconi: «Il film di Sorrentino? Un attacco politico». Silvio teme per la sua immagine di moderato

Berlusconi: «Il film di Sorrentino? Un attacco politico». Silvio teme per la sua immagine di moderato
di Mario Ajello
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Giovedì 19 Ottobre 2017, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 00:03

Si è rotto un feeling. Quello tra Silvio Berlusconi e il film di Paolo Sorrentino, intitolato «Loro», che lo riguarda. Il Cavaliere aveva sempre mostrato curiosità e disponibilità mentale e perfino pratica nei confronti di questa pellicola in lavorazione. «Se a Sorrentino dovessero servire le mie residenze per le riprese - così ha detto una volta - non avrei problemi a metterle a disposizione». E ha anche ricevuto Sorrentino a Palazzo Grazioli. Ancora Silvio: «Spero che Sorrentino realizzi un'opera libera, creativa e di successo, ma rispettosa della realtà e delle vite dei protagonisti». Quanto era ben disposto il Cav! Ma ieri, nella conferenza stampa con Maroni, ha cambiato clamorosamente registro: «Il film di Sorrentino? Mi sono giunte strane voci, e spero che non sia un'aggressione politica nei miei confronti». Da dove gli arrivano queste voci? Probabilmente non si tratta affatto di voci, ma di visione diretta della sceneggiatura - così si sente dire nell'entourage berlusconiano - da parte del leader e da questa lettura del testo il Cav si sarebbe fatto l'idea che ci risiamo: un ennesimo film contro di lui. Un'opera che gli appare «pruriginosa». Forse anche perché riporta alla ribalta, cinematograficamente, personaggi come Gianpy Tarantini.
 


L'UOMO
Eppure, Sorrentino - a giudicare anche dal «Divo», il film su Andreotti, con Servillo come protagonista e lo sarà di nuovo nelle vesti di Berlusconi - è improbabile che farà un'opera militante, stile «Il Caimano» di Nanni Moretti, o una demonizzazione di un personaggio che lui stesso rispetta in quanto parte della storia d'Italia. Certo, il desiderio berlusconiano di essere amato non ha limiti e ogni descrizione che lo riguarda difficilmente riuscirebbe ad appagare il suo Ego. Ma in questo caso, Sorrentino sembra intenzionato, più che a parlare del Berlusconi politico, a descrivere un ambiente e un'antropologia sociale - sarà una sorta di Grande bellezza del berlusconismo? - che ha dominato l'immaginario pubblico per tanti anni. Lo ha detto proprio il regista, in una recente intervista alla Bbc: «Il mondo ha un'idea di Berlusconi come persona molto semplice. Ma studiandolo, ho capito che è un tipo molto più complicato di come appare. Vorrei provare a descrivere questo personaggio complesso. Sono interessato a fare emergere l'uomo che sta dietro al leader. Non mi interessano gli aspetti politici».

Ma anche questo evidentemente, o dalla diretta lettura della sceneggiatura o dalle voci che gli sarebbero arrivate, preoccupa Berlusconi. In una fase in cui sembra essere riuscito a ricalibrare la sua immagine, come un anziano leader saggio ed europeista, come un moderatone modello Ppe e lontano anni luci dalla fisionomia del tempo delle «cene eleganti». Anche una sorta di Grande bellezza berlusconiana, senza accenti faziosi e priva di furore giudicante - che non è nelle corde di Sorrentino - rischia di stridere rispetto alla nuova costruzione del personaggio che Berlusconi sta facendo su se stesso, anche in vista delle prossime elezioni che potrebbero significare il suo rilancio.

IL POTERE
Si preoccupa troppo il Cav? Forse, sì. Ma in questa fase è comprensibile. Nonostante Sorrentino sia tutto fuorché un agit-prop dell'anti-berlusconismo. La banalità ideologica non gli appartiene. E sempre alla Bbc ha raccontato: «Sono abituato a vedere il potere dappertutto. Il film non è solo su Berlusconi. Ma anche su chi gli stava attorno e si è approfittato di lui». Magari, alla fine, quando lo vedrà, non è detto che a Silvio dispiacerà di somigliare a Servillo.