Berlusconi non si fida: meglio all'opposizione che amici per finta

Berlusconi non si fida: meglio all'opposizione che amici per finta
di Emilio Pucci
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Venerdì 6 Aprile 2018, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 09:39
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'evocazione di una legge sul conflitto d'interessi proposta da Giorgetti due giorni fa a Porta a porta. Ieri mattina Berlusconi ha radunato i vertici azzurri prima di salire al Colle, nel pomeriggio altra riunione a palazzo Grazioli. La convinzione è che Salvini e Di Maio abbiano un accordo e allora linea dura: «A queste condizioni non ci stiamo, la partita è chiusa».

IL MURO
Il Cavaliere alza il muro, ritiene che il leader del Carroccio stia facendo il doppio gioco, il sospetto è che sia lui ad armare il braccio del candidato premier dei pentastellati. E' da giorni che non ci sono contatti con il giovane Matteo. «Dobbiamo smascherarlo», l'input che da ai suoi. Da qui la decisione di sporgersi più avanti dopo l'incontro con Mattarella. L'intenzione è quella di svolgere un ruolo di stabilizzatore. Perciò rassicura il Capo dello Stato di farsi garante nei confronti dell'Europa, soprattutto riguardo ai conti pubblici, ventila l'ipotesi di un esecutivo istituzionale con la convergenza del Pd e chiude a M5s. Nel mirino c'è Di Maio: «Alza continuamente il tiro, è irresponsabile». Ma il messaggio è destinato anche a Salvini: «E' sempre più evidente osserva con i fedelissimi l'operazione della Lega che punta a marginalizzarci. Non possiamo abdicare alla nostra storia politica». L'accusa sotto traccia rivolta al leader del Carroccio è quella di tentare di logorare FI, puntare al voto in Friuli e Molise per far partire l'Opa, accaparrarsi parlamentari per far partire un esecutivo con Berlusconi nell'angolo. C'è un'ala dialogante in FI che invita l'ex premier ad aspettare, ad attendere le mosse di Salvini. Ma il Cavaliere è categorico: «Se vogliono fare un governo lo facciano pure. Se ci viene garantita pari dignità bene, altrimenti noi restiamo fuori».

La tesi è che meglio «un governo apertamente ostile che fintamente amico». Perché questa il paletto del presidente azzurro «la legittimazione deve essere totale». Ma il quadro che emerge sempre più forte è che Berlusconi non ha intenzione di dare a Salvini alcuna delega. «Non deve essere lui a tutelarci. Non vado a fare la stampella di nessuno», il ragionamento del Cavaliere. L'eventualità di un'intesa che preveda tutto il centrodestra e M5S al momento dunque sembra sfumare. La porta si potrebbe riaprire soltanto di fronte ad un cambiamento della situazione. «Non abbiamo alternativa, non ho alcuna intenzione di consegnarmi a Di Maio», lo sfogo dell'ex presidente del Consiglio. Lo scenario che viene prefigurato a palazzo Grazioli prevede un asse M5s-Lega su un programma comune che comprende il taglio ai vitalizi degli ex parlamentari, una legge elettorale e le urne a breve. «Se i due vogliono giocare allo sfascio meglio mantenere una credibilità di fronte all'Europa», l'alt del Cavaliere.
Eppure non sono pochi gli esponenti azzurri a cercare una mediazione in queste ore. «Il centrodestra non si dividerà, M5s fallirà», si dice convinto Tajani mentre la capogruppo al Senato Bernini rilancia «il metodo che ha portato all'elezione dei presidenti di Camera e Senato» presupponendo un accordo anche con i grillini. Certo, il timore che la Lega possa sfilare qualche parlamentare c'è, ma se Di Maio continua a sparare sul quartier generale azzurro «non ci saranno diserzioni, sarà Salvini ad essere in difficoltà. Da solo rappresenta solo il 17%», viene fatto osservare. Il Cavaliere dunque attende «un chiarimento serio» da parte dell'alleato. E al momento non c'è affatto sul tavolo né un'ipotesi di andare insieme al secondo giro di consultazioni al Quirinale né la prospettiva di un sì berlusconiano al partito unico.
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