Berlusconi: «I miei figli come gli ebrei sotto il regime di Hitler». Gattegna: «Offende la nostra memoria»

Berlusconi con la figlia Marina e i nipoti
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Mercoledì 6 Novembre 2013, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 13:34
Silvio Berlusconi non nuovo ai paragoni azzardati. E nel colloquio con Bruno Vespa che è al centro del nuovo libro del giornalista, “Sale, zucchero e caffè. L'Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica”, in uscita per Mondadori-Rai Eri venerdì prossimo, non si smentisce.



«I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso...»: così Berlusconi ha risposto a Vespa che gli aveva chiesto se fosse vera la proposta dei figli di vendere tutto e di andare via.



L'ex presidente del Consiglio ha poi aggiunto: «Sono italiano al 100 per cento. In Italia ho le mie radici. In Italia sono diventato quello che sono. Ho fatto qui l'imprenditore, l'uomo di sport, il leader politico. Questo è il mio paese, il paese che amo, il paese in cui ho tutto: la mia famiglia, i miei amici, le aziende, la mia casa, e dove ho avuto successo come studente, come imprenditore, come uomo di sport e come uomo di Stato. Non prendo neppure in considerazione la possibilità di lasciare l'Italia».



Il paragone con gli ebrei ha scatenato una serie di reazioni. Il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna commenta: «L'Italia repubblicana è un paese democratico. La Germania nazista era una spietata dittatura governata da criminali che teorizzavano e commettevano i più gravi delitti contro l'umanità. Contro gli ebrei i nazisti si accanirono con spietata crudeltà tanto che, alla fine di quel tragico periodo, gli ebrei dovettero contare oltre sei milioni di morti. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa».



«Berlusconi ha perso completamente il senso della misura. Da 20 anni ci racconta la favola della persecuzione e oggi, anzichè chiedere scusa agli italiani per la condanna per frode fiscale, si avventura in un paragone agghiacciante con una tragedia quale l'olocausto. Essere eguali di fronte alla legge, rispettare lo stato di diritto sono paragonabili alla persecuzione degli ebrei?». Lo afferma Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd. «Cosa ne pensa Alfano? Il Pdl accetti il confronto sulla legge di stabilità e sulla riforma della giustizia scendendo nel merito dei problemi senza derive ideologiche. Decidano se stare al governo o in campagna elettorale», conclude.




Emanuele Fiano del Pd attacca: «Berlusconi si vergogni e chieda scusa per aver usato il paragone delle persecuzioni naziste contro gli ebrei per descrivere una supposta situazione di sofferenza della propria famiglia. In quegli anni, in Germania e in tutta Europa, agli ebrei fu impedito di lavorare, di studiare, di espatriare per essere poi trasformati in schiavi e infine, a milioni, gasati e bruciati. Paragonare tutto ciò alla situazione della famiglia Berlusconi è un insulto alla storia, a sei milioni di ebrei uccisi e a quanti, ogni giorno, tentano di impedire che la storia venga dimenticata o utilizzata in maniera strumentale, come oggi ha fatto Berlusconi che deve solo chiedere scusa».



«Banalizzare come fa Berlusconi una terribile tragedia come la Shoah per la polemica politica di tutti i giorni è agghiacciante». È il tweet di Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, diffuso con una nota dall'ufficio stampa di Sel.
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