Berlusconi elogia il modello Sicilia: Pd fuori gioco, ora puntiamo al 40%

Berlusconi elogia il modello Sicilia: Pd fuori gioco, ora puntiamo al 40%
di Emilio Pucci
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Lunedì 6 Novembre 2017, 08:34
Berlusconi si prepara a dare le carte nel centrodestra. Assapora la vittoria di Musumeci, la considera sua anche per l'impegno profuso nel momento cruciale della campagna elettorale. «Alle politiche si va in ogni caso con lo stesso schema, il modello è vincente e saremo noi a guidare la coalizione. Ora si punta al 40%», le riflessioni che si fanno ad Arcore prima dello spoglio dei dati. Certo, a villa San Martino la prudenza è d'obbligo, ma ieri si respirava ottimismo per il successo del candidato in Sicilia e per il risultato di FI. E ora il Cavaliere mira a puntellare proprio il suo partito.

Nei prossimi giorni incontrerà i big azzurri e poi i coordinatori regionali. Le polemiche sugli impresentabili cavalcate da Salvini e in parte anche da Musumeci a suo dire hanno provocato solo danni, ma è lo stesso ex presidente del Consiglio a spingere per un rinnovamento delle liste. E' già stata fissata per fine mese la conferenza programmatica di FI in Lombardia alla quale verranno invitati soprattutto esponenti provenienti dal mondo del lavoro. Non ci sarà una vera e propria rottamazione, ma l'obiettivo è quello di aprire le porte al mondo dell'imprenditoria e del civismo. Solo dopo si penserà a stringere i bulloni con la Lega e FdI. L'ex premier prima chiamerà a raccolta i moderati. L'operazione portata avanti da Costa, Zanetti, Tosi, Quagliariello, con l'apporto dei Repubblicani e del movimento di Sgarbi, verrà lanciata in settimana con lo scopo di creare una federazione da affiancare a FI.

L'ex premier nel frattempo con i suoi sparge miele sulla Lega: «Troveremo anche per le politiche un accordo con Salvini», dice ai suoi. Per arrivare ad un centrodestra unito che possa ambire a guidare il Paese: «Il voto siciliano ha osservato con i fedelissimi ha messo fuori gioco il Pd anche a livello nazionale».

ATTESA PER STRASBURGO
FI spingerà per andare al voto al più presto anche se il Cavaliere aspetta il verdetto di Strasburgo per capire se potrà riavere l'agibilità politica. «Ma sarà comunque FI alla fine ad indicare il candidato premier», la sua convinzione. Salvini e Meloni ieri erano più cauti ma soltanto perché attendono di comprendere il dato di lista. «In ogni caso sottolinea La Russa il patto dell'arancino è stato importante perché ha ribadito la necessità di andare insieme. I problemi arriveranno ma si risolvono con la compattezza». Il nodo del contendere è legato alla partita delle candidature. Gli azzurri stanno seguendo le trattative in corso sul decreto che dovrà ridisegnare i collegi, ma si prevedono solo alcune modifiche in Basilicata, Piemonte e Lombardia. Il timore però è che il partito di via Bellerio alzi e non di poco la posta al Settentrione. «Le politiche sono una partita diversa», osserva del resto il segretario del Carroccio. Andranno affrontate con un programma chiaro sui temi dell'immigrazione, della legge Fornero, del rinnovo della classe dirigente. «E soprattutto questa la linea del partito di via Bellerio basta dare in Parlamento l'idea di connivenza con il Pd». L'ex presidente del Consiglio però è pronto a rivendicare la sua leadership. Non ha intenzione di farsi dettare l'agenda da Lega e da Fdi. FI rimarcherà ancor di più i tratti di una forza politica che fa da argine ai populismi e alla sinistra. E poco importa se Salvini abbia in questi giorni allargato il solco, irritato per «l'operazione centrista» che nei progetti del Cavaliere dovrà fare da contraltare al potere leghista al nord. L'eventuale vittoria di Musumeci potrebbe contribuire a svelenire il clima nel centrodestra, anche se sia Meloni che Salvini avranno gioco facile a ricordare come FI in un primo momento era intenzionata a convergere sul professor Armao. C'è poi da costruire, oltre al modello Sicilia anche per le politiche, l'intesa sulle candidature per le altre regioni che andranno al voto: la Lega punta su Maroni e Fedriga (Lombardia e Friuli), FI pretende che si schieri un suo candidato nel Lazio.