Berlusconi, prescrizione nel processo per compravendita senatori

Berlusconi, prescrizione nel processo per compravendita senatori
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Giovedì 20 Aprile 2017, 16:43 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 08:10

Silvio Berlusconi esce indenne da un processo a Napoli, ma ne rischia un altro a Torino. La Corte d'appello partenopea ha dichiarato prescritta l'accusa di corruzione per la compravendita dei senatori, costata in primo grado all'ex premier e al giornalista Valter Lavitola, ex direttore de 'L'Avanti', una condanna a tre anni di reclusione.

La procura subalpina, nel frattempo, ha formalmente chiuso le indagini preliminari - un atto che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio - su uno dei numerosi filoni in cui è stato suddiviso il caso Ruby. Qui il reato ipotizzato è la corruzione in atti giudiziari ed è esteso anche a Roberta Bonasia, 33 anni, di Nichelino (Torino), una delle numerose giovani donne che secondo l'inchiesta milanese ricevette del denaro da Berlusconi per rendere dichiarazioni non veritiere e trasformare le serate a luci rosse di Arcore in «cene eleganti».

I giudici napoletani, in base a quanto si ricava dal dispositivo, hanno riconosciuto l'esistenza della corruzione ma - dopo tre ore e mezzo di camera di consiglio - hanno preso atto che è trascorso troppo tempo dai fatti. Secondo l'accusa, durante la legislatura 2006-2008 l'allora senatore Sergio De Gregorio, eletto con L'Italia dei Valori, ricevette ingenti somme di denaro, sottoforma di finanziamenti al suo movimento «Italiani nel mondo», per cambiare schieramento e provocare la caduta del governo Prodi, che a Palazzo Madama si reggeva su una maggioranza esigua. La difesa aveva chiesto l'assoluzione, mettendo l'accento sull'insindacabilità del voto dei parlamentari e contestando la veridicità delle affermazioni di De Gregorio.

A Torino il fascicolo è stato aperto dopo la trasmissione degli atti ordinata il 29 aprile dello scorso anno dal gup Laura Marchiondelli, a Milano, nel quadro del processo Ruby Ter, dove Berlusconi era imputato insieme ad altre trenta persone. L'accusa era di avere tentato di edulcorare le testimonianze a forza di mance, regali e favori. La giudice stabilì che la competenza territoriale ricadeva nelle città sedi degli istituti di credito dove arrivavano i bonifici e, per questo motivo, spezzettò il procedimento e ne consegnò una parte ad altri sei tribunali: Roma, Monza, Pescara, Treviso, Siena e, per la sola parte di Bonasia, Torino.

Quando il caso deflagrò, nel 2011, Roberta Bonasia venne accreditata per qualche tempo come la fidanzata di Berlusconi sulla base di una telefonata fra il giornalista Emilio Fede e il talent scout Lele Mora. «Fidanzata di Berlusconi? Magari ... Sarà un'omonimia» rispose il padre interpellato dall'ANSA. Le cronache descrivevano Roberta «alta un metro e 74, fisico mozzafiato, taglia 42, lunghi capelli ricci e scuri, occhi castani» e spiegavano che, dopo avere fatto l'infermiera e la rappresentante insieme al fratello, aveva intrapreso la carriera di modella e di soubrette. Nel 2010 era entrata nella rosa delle sessanta finaliste di Miss Italia, con il titolo di Miss Torino e la fascia di Miss Piemonte, ma non aveva vinto.

Nel 2015 ha preso parte alla trasmissione tv 'Il contadino cerca moglie'.

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