Servizi sociali, ipotesi Milano o Arcore per Berlusconi

di Claudia Guasco
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Martedì 8 Aprile 2014, 11:13 - Ultimo aggiornamento: 11:14
MILANO I suoi avvocati hanno chiesto Arcore, l’Ufficio esecuzioni penali esterne (Upe) ha indicato Milano, suggerendo anche il luogo dove Silvio Berlusconi potrebbe svolgere un anno di lavori socialmente utili. Toccherà al Tribunale di Sorveglianza di Milano decidere le sorti dell’ex premier, che per i prossimi dodici mesi (nove con buona condotta) dovrà rispettare prescrizioni stringenti su orari, movimenti e attività politica. Perché anche a questo servirà l’udienza di giovedì: porre i paletti che il leader di Forza Italia dovrà rispettare nella campagna elettorale per le europee.

Il fascicolo del condannato Silvio Berlusconi verrà esaminato nel pomeriggio, ultimo di una cinquantina di casi che occupano cinque minuti ciascuno. E’ stato il presidente della Sorveglianza Pasquale Nobile De Santis a decidere di inserire in questa data l’esame dell’ex Cavaliere: «Non aggiungere altro, lasciare libero», ha scritto di suo pugno su un post-it incollato all’ordine del giorno.



LA GIORNATA

Così, dopo la revoca dell’affidamento a un tossicodipendente, all’espulsione di due immigrati e a decine di vicende simili, toccherà a Berlusconi. Teoricamente il pg Filippo Lamanna potrebbe chiedere i domiciliari, ma tenuto conto che il profilo dell’imputato non è quello del criminale incallito e non evidenza pericolosità sociale, l’affidamento non è in dubbio. Ma dove? L’Uepe, nel rapporto di prassi su stile di vita e relazioni, ha segnalato un’attività a Milano, i suoi difensori non hanno indicato impegni limitandosi a chiedere che possa restare ad Arcore. Cioè dove ha la residenza, l’ufficio e dove, considerati i suoi 77 anni di età, potrebbe essergli concesso di lavorare pur con le limitazioni da stabilire.



Sono proprio le prescrizioni la spina nel fianco di Berlusconi e il fronte che impegnerà maggiormente i suoi avvocati in udienza, Niccolò Ghedini e Franco Coppi. Per esigenze politiche il fondatore di FI dovrà muoversi tra Milano e Roma e già giovedì i suoi legali chiederanno di concordare alcuni spostamenti fissi, riservandosi poi di chiedere al tribunale permessi per necessità specifiche.



IL PROBLEMA

Il problema di Berlusconi però non sono tanto i possibili impedimenti legati all’affido, sempre negoziabili, quando i due anni di interdizione dai pubblici uffici comminati dalla Cassazione come pena accessoria ai quattro anni di reclusione (tre indultati) per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset. L’agibilità politica dell’ex premier si gioca sul sottile confine tra leadership politica e campagna elettorale: il partito è un ente di diritto privato, quindi Berlusconi può continuare a mandare i suoi messaggi ai circoli, ma se le sue telefonate vengono diffuse ecco che si entra nel perimetro della campagna elettorale, e qui scatta l’interdizione. Anche questo dovranno decidere i magistrati affiancati da due esperti, un docente di Diritto penitenziario dell’Università Statale di Milano e un ex docente di criminologia. Berlusconi, a quanto trapela, medita di presentarsi in aula. «Deciderà in base alle condizioni di salute», dice chi gli sta vicino.