Assunzioni, la frenata del Tesoro: «Più prudente aspettare il 2019»

Assunzioni, la frenata del Tesoro: «Più prudente aspettare il 2019»
di Andrea Bassi
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Sabato 1 Aprile 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 14:19

Un’altra fumata nera. La seconda in due settimane. Il decreto sugli enti locali, che il governo puntava ad approvare entro la fine del mese di marzo, è ancora fermo in un cassetto. A pesare sono soprattutto i dubbi della Ragioneria generale dello Stato, che non vorrebbe allentare troppo i cordoni di una borsa che fino ad oggi è riuscita a tenere particolarmente stretta. La borsa in questione è quella delle assunzioni di personale nella pubblica amministrazione. Il punto principale del decreto sugli enti locali è, appunto, l’allentamento dei vincoli al turn over dei dipendenti comunali dopo anni di sostanziale blocco.

IL SEGNALE
Il governo vorrebbe dare un segnale concreto, liberando le mani ai sindaci sulle assunzioni. Anche perché a mettere le catene era stato il governo Renzi, senza il cui intervento il prossimo anno si sarebbe tornati ad un ricambio del 100%. Significa che per ogni dipendente che si sarebbe pensionato, ne sarebbe potuto entrare un altro. Attualmente, invece, il limite è molto stringente. Per quest’anno e per il prossimo, il tetto al turn over è fissato al 25% della spesa dei dipendenti andati in quiescenza. L’Anci, l’associazione dei Comuni, vorrebbe che già da quest’anno la soglia salga al 75% per poi arrivare, come originariamente era previsto, ad uno sblocco totale il prossimo anno.

La Ragioneria, che sta cercando di tenere il più possibile sotto controllo le uscite, vorrebbe un percorso più graduale. Per quest’anno punterebbe a portare il limite delle assunzioni al 50%, massimo il 60%, della spesa per i pensionamenti sostenuta lo scorso anno, per poi salire all’80% il prossimo anno e rinviare solo al 2019 lo sblocco totale. Anche perché nei prossimi anni il pubblico impiego richiederà da parte del Tesoro uno sforzo non indifferente dal punto di vista delle risorse.

IL PROVVEDIMENTO
Nella riforma del pubblico impiego che è stata appena approvata dal governo e che è approdata in Parlamento per il suo iter, è stata inserita una norma per la stabilizzazione dei precari che porterà, da qui alla fine del prossimo anno, all’ingresso definitivo nei ranghi delle amministrazioni di 50 mila persone. Sempre in quel provvedimento, sono state inserite alcune norme sperimentali che sbloccano totalmente il turn over per le Regioni e le città metropolitane. Senza contare la partita più importante, quella del rinnovo del contratto bloccato da ormai sette anni per i tre milioni di dipendenti della pubblica amministrazione. La promessa del governo è per un aumento medio di 85 euro lordi mensili. Si tratta di un impegno che vale 5 miliardi per la Pa nel suo complesso, la metà dei soldi a carico del Tesoro. Una parte delle risorse sono state stanziate nella legge di Stabilità. Ma nella prossima manovra di bilancio sarà necessario trovare almeno altri 1,2-1,3 miliardi di euro. Il capitolo statali, insomma, inizia a far sentire il suo peso sui conti. È pur vero che lo sblocco del turn over è considerato un intervento importante per mettere mano all’invecchiamento sempre più diffuso dei ranghi della pubblica amministrazione dove ormai solo tre dipendenti su 100 hanno meno di 30 anni con l’età media che ha ormai superato i 50 anni.

L’INCONTRO
Intanto ieri il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha incontrato il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Maria Elena Boschi. «Abbiamo sottoposto alla sottosegretaria durante un incontro interlocutorio di carattere tecnico al quale ci aspettiamo segua quello con il presidente del Consiglio Gentiloni», ha spiegato Decaro, «il quadro finanziario delle città metropolitane nel dettaglio, evidenziando alcune forti criticità che riguardano soprattutto alcune di esse. Durante l’incontro – ha proseguito Decaro - abbiamo prospettato alcune misure straordinarie adottabili, come già accaduto per il 2015 e per il 2016, che potrebbero fornire una risposta, sebbene parziale, ai problemi di equilibrio di bilancio. Si potrebbe utilizzare - secondo Decaro - una parte degli avanzi di amministrazione, rendere più flessibile l’uso dei proventi da sanzioni previste dal codice della strada per le attività sulla viabilità, e destinare fondi già previsti per l’edilizia scolastica, in particolare per l’adeguamento antincendio. Abbiamo ottenuto la convocazione di un tavolo per ulteriori approfondimenti».

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