Scelta tra toga e partito, c’è un caso Finocchiaro

Scelta tra toga e partito, c’è un caso Finocchiaro
di Sara Menafra
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Giovedì 23 Marzo 2017, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 08:36
ROMA Quando le hanno chiesto un’opinione, il ministro Anna Finocchiaro ha detto che il suo caso era diverso da quello del governatore della Puglia, Michele Emiliano, sul quale è chiamata a pronunciarsi la commissione disciplinare del Csm, guidata dal vicepresidente di palazzo dei Marescialli Giovanni Legnini. Ma senza entrare nel merito del perché.

Ora, è il procuratore generale Pasquale Ciccolo a voler valutare il suo caso e quindi i suoi rapporti col Pd. Nei giorni scorsi, infatti, il pg del Palazzaccio, titolare dell’azione disciplinare in parallelo al ministro della Giustizia, ha aperto un fascicolo a carico di Anna Finocchiaro. E da quel che si capisce, il nome del ministro per i rapporti con il parlamento non resterà isolato: la procura generale vuole fare una verifica su tutti i magistrati eletti transitati in parlamento o nei governi locali, valutando caso per caso. «Ho saputo della cosa e ho aiutato la procura a superare le difficoltà dando ogni chiarimento per spiegare la mia situazione», replica il ministro che da alcuni giorni ha ricevuto la notifica dell’apertura del procedimento ed ha già inviato una prima nota di chiarimento.

L’ISTRUTTORIA
Ad Anna Finocchiaro, come è già avvenuto per il governatore pugliese, potrebbe essere applicato l’articolo 3 del decreto legislativo 109 del 2006 che vieta la «partecipazione a partiti politici» e il «coinvolgimento nelle attività di centri politici che possono condizionare l’esercizio delle funzioni o comunque compromettere l’immagine del magistrato». Ovviamente, la sanzione disciplinare non riguarda la partecipazione alla vita politica del Paese e quindi l’essere nominato senatore o deputato. Il problema c’è, invece, quando il magistrato, anche fuori ruolo, decide di prendere la tessera di un partito.

Una situazione che ha portato ad un primo accertamento disciplinare nei confronti di Michele Emiliano, diventati più urgenti da quando quest’ultimo è governatore della Puglia e ancora di più ora che ha sfidato Matteo Renzi alla guida del partito. E rischia di essere altrettanto difficile la situazione della ministra e senatrice che non ha mai smentito la propria iscrizione al Nazareno. Fino al 2013, Finocchiaro era membro della Direzione nazionale del partito (carica alla quale accedono solo gli iscritti) e nel 2007 era nel Comitato promotore che ha sancito la nascita della formazione politica.

I TEMPI
Avviando il fascicolo, il procuratore generale potrà accedere agli elenchi dei Dem e confermare, se ce ne fosse bisogno, la presenza del nome della magistrata da 28 anni fuori ruolo abbia ancora la tessera in tasca, anche se più in generale quello che dovrà valutare, come dice il decreto, è «il coinvolgimento nell’attività» del partito. I tempi non saranno immediati. Dopo l’istruttoria, e qualora questa dovesse confermare l’ipotesi di incolpazione, il procuratore generale Ciccolo invierà gli atti alla commissione disciplinare del Csm che dovrà pronunciarsi sul caso così come si appresta a fare per Michele Emiliano.

Quest’ultimo, tra l’altro, potrebbe chiedere a palazzo dei Marescialli di rinviare ulteriormente la discussione sul suo caso a dopo le primarie del Pd. IL CSM Ieri, il caso delle toghe in politica è stato toccato dal plenum di palazzo dei Marescialli. Ad aprire la discussione Piergiorgio Morosini di Md. «Abbiamo visto in questi giorni come il tema del rientro nella giurisdizione dei magistrati che hanno ricoperto incarichi politici sia tornato alla ribalta. Sin dall’ottobre 2015 questo Csm ha auspicato un intervento legislativo - ha detto - formulando anche alcune proposte di riforma che si muovono nella direzione della irriversibilità di certe scelte. Oggi quell’auspicio va riproposto con forza, probabilmente anche nei confronti di coloro i quali, pur non ricoprendo incarichi strettamente politici, svolgano incarichi fuori ruolo a stretto contatto con la politica».

Netta la linea di Legnini: «La posizione del Csm sui magistrati che assumono incarichi politici è stata espressa in modo netto con delibera del plenum del 2015. Mi auguro che il Parlamento consideri attentamente le proposte dell’organo di governo autonomo della magistratura nel corso dell’esame del disegno di legge al fine di arrivare al più presto a definire un quadro di regole caratterizzato da completezza, chiarezza e rigore». 
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