Caso Lega, l'Anm: «I giudici non attaccano la democrazia, nè fanno politica»

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Mercoledì 4 Luglio 2018, 23:24
È scontro aperto tra Lega e magistrati, dopo la sentenza della Cassazione sui 49milioni di euro che il Carroccio deve restituire allo Stato e la reazione leghista che vuole un incontro con il Presidente Mattarella. In serata scende in campo il vertice dell'Associazione nazionale magistrati che si decide a rompere il silenzio man mano che i toni salgono e il clima si fa bollente. «I magistrati non adottano provvedimenti che costituiscono attacco alla democrazia o alla Costituzione, nè perseguono fini politici, ma emettono sentenze in nome del popolo italiano, seguendo regole e principi di diritto di cui danno conto nelle motivazioni», sottolinea il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Francesco Minisci. Aggiunge che l'Anm «rigetta ogni tentativo di delegittimare la giurisdizione e di offuscare l'imparzialità dei magistrati, principio costituzionale a difesa del quale continuerà sempre a svolgere la propria azione, auspicando che chiunque eserciti funzioni pubbliche abbia a cuore gli stessi fondamentali principi».

Poco prima era sceso in campo il segretario dell'Anm, Alcide Maritati, avvertendo che «mettere in discussione la terzietà del potere giurisdizionale è inaccettabile, perché altera i principi dello Stato democratico». «Salvo il legittimo diritto a criticare sentenze che come in questo caso riguardano un partito politico, sentenze che riguardano condotte giudicate illegittime, non possiamo accettare attacchi all'ordine giurisdizionale», rimarca Maritati. Il primo a rompere gli indugi, è stato però l'ex presidente dell'Anm Eugenio Albamonte, uomo di punta di Area, la corrente che unisce le anime di sinistra della magistratura. «È fuori da qualsiasi parametro costituzionale il tentativo da parte della Lega di coinvolgere il Presidente Mattarella in una vicenda giudiziaria che la riguarda», ha detto Albamonte, componente del 'parlamentinò dell'Anm. «Sembra di tornare al passato - aggiunge - quando la fibrillazione tra politica e magistratura era all'ordine del giorno e non ha mai portato a nulla di buono». «Tra l'altro, Mattarella - ragiona Albamonte - non si capisce a che titolo venga chiamato in causa dal momento che non ha alcuna possibilità di intervenire su una sentenza della Cassazione». «Preoccupa questa iperattività di una forza politica, con ministri e vicepremier, che non sa astenersi dall'interferire con l'attività di governo quando ci sono provvedimenti giurisdizionali che la riguardano come partito che, lo ricordo, è una associazione privata».

Da Genova si fa sentire anche Francesco Cozzi, il capo della procura che ha chiesto il sequestro dei soldi della Lega. «Non si tratta di un processo politico.
Come non lo sono i procedimenti fatti dalla Procura di Genova per fatti che coinvolgevano esponenti di altri partiti. Qui è parte civile il parlamento italiano», spiega il capo dei pm del capoluogo ligure. «Si tratta solo di problemi tecnici, procedurali. Per questo ci siamo rivolti alla Cassazione, perché i nostri uffici seguono la vicenda esclusivamente sotto un profilo tecnico».
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