Morte Matteoli, Storace: «È sempre stato un gradino sopra di noi»

Morte Matteoli, Storace: «È sempre stato un gradino sopra di noi»
di Mario Ajello
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Martedì 19 Dicembre 2017, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 09:40
Francesco Storace, quanto la intristisce la morte di Matteoli?
«Immensamente. Se n'è andato un grande della vecchia guardia. Appena ho saputo della sua scomparsa, ho pensato a Tatarella».

Perché?
«Perché Matteoli, a dispetto di come ha sempre detto la vulgata giornalistico-politica, non è stato un semplice colonnello. E' sempre stato un gradino sopra di noi».

Perché non c'è nessuno, ma proprio nessuno, che sia in vita sia in morte non abbia parlato bene di lui?
«Si deva al fatto che è stata una persona coerente e leale. Duro ma gentile».

Come vi siete conosciuti?
«Non me lo ricordo. Mi sono rimasti impressi due periodi del nostro rapporto. Quando eravamo ministri insieme, dicevamo sempre: la prossima campagna elettorale non la chiudiamo a Piazza del Popolo a Roma, ma a Piazza del Popolo a Cecina. Che era il suo paese d'origine».

E poi?
«Un momento più delicato, almeno per me. Quando, nel 2007, uscii da An e gestii con lui il rapporto di separazione. Fu molto comprensivo e mi consigliò giustamente: Francesco, cerchiamo di tenere un rapporto politico-parlamentare decoroso, e non dimentichiamoci che il vero avversario è il centrosinistra».

La sua qualità speciale?
«Il garantismo. Ai tempi del Msi, mentre noi raccoglievamo le firme per la pena di morte, lui si schierò contro».

C'era anche Matteoli alla Caffetteria, tra i colonnelli che ironizzavano sugli amori di Fini. Ricorda?
«E come lo posso dimenticare! Dopo quell'episodio, noi sfottevamo Altero, dicendogli: di' la verità, ti ha mandato Fini a far dire quelle cose a Gasparri e a La Russa, per fregarli e farli decadere da colonnelli».

Qual era il suo rapporto con il Cavaliere?
«Berlusconi lo ascoltava molto. Anche perché Altero era uno che non anteponeva mai se stesso agli interessi generali. Lui con i leadr, prima con Fini e poi con Berlusconi, sapeva tenere un rapporto di grande lealtà».

E' stato una specie di ministro bis dell'Armonia?
«Può essere descritto così. Di tatarelliano aveva anche questo».

Aveva già avuto un incidente su quella strada?
«Lo aveva avuto. E ora la sua è stata una morte da militante, sulla strada che aveva combattuto. Voleva renderla più bella e più sicura. Ma l'Aurelia alla fine è stata più forte di lui».

 
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