«Il ragionamento che abbiamo fatto - ha spiegato il ministro - partiva dal punto di partenza dell'esterofilia. Abbiamo bisogno di direttori bravi, che abbiano una certa visione, che facciano funzionare le istituzioni museali nel miglior modo possibile, in un modo moderno e contemporaneo». «Un direttore - ha osservato Bonisoli - è bravo indipendentemente dal passaporto. Una delle caratteristiche importanti che abbiamo in Italia per essere bravi è la comprensione del modo di lavorare italiano. E quindi se uno straniero è in grado di inserirsi nel modo di lavorare italiano, questo va a beneficio di tutti».
«Quello di cui non abbiamo più bisogno - ha precisato il ministro - è di prendere un direttore straniero, soprattutto perché è straniero. Questo è il nostro ragionamento». «Dopodiché - ha aggiunto - uno lavora in Italia, all'interno della macchina statale italiana e di conseguenza se è capace di apprendere il funzionamento e di entrare nei meccanismi, questo penso che vada a beneficio di tutti. Tant'è che quando abbiamo visto i risultati dei vari direttori stranieri, alcuni erano particolarmente interessanti, altri meno».
Per quanto riguarda il destino di Bradburne alla Pinacoteca di Brera, Bonisoli non si è sbilanciato: «Vedremo quando ci sarà tutto il giro dei nuovi direttori». Il ministro sta lavorando alla loro autonomia (prevista dalla riforma Franceschini), che pure non vuole mettere in discussione: «I direttori avranno una loro autonomia e questo è confermato. Quello che stiamo rivisitando - ha spiegato - è il grado di autonomia e le capacità gestionali dei vari direttori a seconda delle istituzioni che vanno a dirigere, perché questo è un aspetto della riforma che è stata fatta, che deve essere messo a punto».
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