Turchia, trionfa Erdogan: rabbia dei curdi, scontri con la polizia

Turchia, trionfa Erdogan: rabbia dei curdi, scontri con la polizia
di Susanna Iacona Salafia
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Sabato 21 Novembre 2015, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 12:30

ISTANBUL - «Con voi e con il mio Paese so di avere un debito di riconoscenza. Questa non è la nostra vittoria ma la vittoria della nazione. Oggi non è il giorno della gloria ma dell'umiltà: speriamo di essere all'altezza del nostro compito per i prossimi 4 anni e che torniate a votarci nel 2019».

Inshallah, conclude naturalmente, cioè se Dio vuole. Il popolo turco restituisce la sua fiducia al "debito" di Ahmet Davutoglu, leader dell'Akp, il partito di ispirazione religiosa, che alle 26° elezioni generali, anticipate e solo cinque mesi dopo le ultime, ritorna ai fasti del 2011 e va anche oltre il 49% delle preferenze conquistando 315 seggi su 550.Traguardo raggiunto: niente accordi o compromessi, un governo monocolore, garanzia di stabilità e sicurezza secondo la linea dettata dal Presidente Erdogan al suo partito.

IL PREMIER

Ad una affollata piazza Mevlana di Konya, il suo distretto elettorale nel centro della Turchia, il premier uscente e in pectore, Ahmet Davutoglu non fa altro che dire grazie, grazie, vi abbraccerei tutti ad uno ad uno: «Non vi abbiamo mai voltato le spalle.

E voi non le volterete a noi. Oggi non ci sono nemici, non ci sono provocazioni. Veniamo solo a farci una chiacchierata». Su twitter poco dopo Davutoglu scrive una sola parola: «Eilahmdulillah»: grazie Dio. Toni distensivi dunque, nessun desiderio di «resa dei conti»: è troppa la felicità per un risultato, certo, inaspettato. Soprattutto considerando le previsioni della vigilia.

I SONDAGGI

Gli ultimi sondaggi pubblici avevano confermato il voto del 7 giugno, cioè nessuna maggioranza, con qualche lieve flessione in avanti per l'Akp e il Chp. Non certo il recupero di ben 9 punti, cioè il ritorno all'ovile di 4 milioni di voti in pochi mesi. Svanito il sogno di un governo alternativo a quello dell'Akp, le opposizioni si leccano le ferite ed è certo ancora presto per i pronostici. Il leader del partito nazionalista, Mhp, Davlet Bahceli, che ha perso in soli cinque mesi piu' del 4% dei suoi voti, passando da uno straordinario 16% del 7 giugno al 12% all'1 novembre, pare sia orientato alle dimissioni. Bahceli fu fortemente criticato dal suo stesso elettorato per la sua politica del "no" a qualsiasi governo di coalizione dopo il 7 giugno proposto dallo stesso Erdogan. Kilicdaroglu, leader del Chp, il secondo partito in Turchia, non nasconde la sua amarezza e cancella cosi il discorso che avrebbe dovuto tenere ad Ankara in serata non rilasciando alcuna dichiarazione.

Il partito fondato da Ataturk, di ispirazione socialdemocratica, ha guadagnato un punto in più, rispetto a giugno, passando da 132 a 135 seggi ma non è certo l'exploit che ci si aspettava. «Circa 500 membri del nostro partito sono stati arrestati e 190 hanno subito attacchi», ha spiegato invece Figen Yüksekdag, coleader con Selattin Demirtas dell'Hdp, il partito dei curdi, in una conferenza stampa ieri sera. Il Partito democratico del Popolo ha infatti di nuovo raggiunto la soglia del 10%, riuscendo cosi a riconfermarsi in Parlamento con una sessantina di deputati, perdendone pero circa 20 da giugno scorso quando ottenne lo straordinario 13%. E subito dopo il risultato del voto sono scoppiati disordini e scontri tra polizia e curdi soprattutto nel Sud Est del Paese.

Tensioni anche durante il voto. A Koaceli la Polizia è dovuta intervenire con gas lacrimogeni per sedare un lite, dentro un seggio elettorale, tra militanti dell'Akp e dell'Hdp. Un osservatore dell'Akp si era opposto all'ingresso in cabina elettorale dell'accompagnatore di una signora disabile. Una denuncia dei due candidati del Mhp e Chp nella pronvincia Göynücek nei confronti del sindaco della cittadina, il quale ha pensato bene di postare, dal suo profilo Facebook, la foto di una scheda elettorale con il voto "si" sul simbolo dell'Akp, il giorno prima delle elezioni.