La difesa dei volontari: «Malta ci respinge e noi non siamo complici degli scafisti»

La difesa dei volontari: «Malta ci respinge e noi non siamo complici degli scafisti»
di Marco Ventura
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Domenica 17 Giugno 2018, 11:30
Battono bandiera olandese ma appartengono a Ong tedesche. È perfino eccessivo chiamarle navi. La Lifeline e la Seefuchs sono imbarcazioni rispettivamente di 32 e 26 metri. La prima ha soccorso 118 migranti stipati in un gommone di scafisti al largo delle coste libiche, mentre l'impresa della Seefuchs (Volpe del mare) risale a un paio di settimane fa quando ha preso a bordo 150 migranti sbarcati poi in Sicilia, pur essendo registrata solo per gli 8 membri dell'equipaggio.

Una volta era un peschereccio e si chiamava Heringshai (Squalo aringa), poi usata per viaggi di ricerca e turismo. Adesso è un'imbarcazione di soccorso, ma non di trasporto. Una differenza importante.

LA DIFESA
«In tutto abbiamo salvato più di 14mila migranti», spiega al telefono dalla Germania Tilman Mischkowsky, presidente della Ong proprietaria, la Sea-Eye (Occhio del mare). «Stiamo facendo quello che abbiamo sempre fatto, ma l'Italia ci nega la possibilità di entrare nei porti e se in futuro non ci sarà permesso approdare in Italia, Spagna o Francia, per noi è la fine. Nelle ultime settimane abbiamo avuto un sacco di problemi con le autorità italiane. Se è fortunato, l'equipaggio in una decina di giorni sarà in Italia, ma non sappiamo se potrà avere il cambio».
Soccorrere è una cosa diversa da trasportare, insiste Mischkowsky.

«Noi ci limitiamo ad andare a una certa distanza dalle acque libiche e a soccorrere i migranti che arrivano: diamo acqua, assistenza medica se necessario, e lanciamo il mayday e aspettiamo che arrivino le imbarcazioni più grandi». Il governo italiano però considera questa attività parte del traffico messo in atto dagli scafisti... «Dicono che siamo parte del trasporto. In realtà noi carichiamo i migranti solo se sono a rischio immediato di vita. Con loro a bordo, anche noi siamo in pericolo. La decisione del ministro Salvini è una catastrofe, è contraria alle regole internazionali e alle leggi del mare».

Per il governo italiano, ma anche per il Senato dopo l'indagine conoscitiva in Commissione Difesa, le associazioni private non sono legittimate a creare autonomamente corridoi umanitari nel Mediterraneo. «L'Unione Europa non ha aiutato l'Italia, l'ha lasciata sola», ammette Mischkowsky. «Noi comprendiamo che l'Italia non può accogliere tutti i migranti, ma questo problema non può essere risolto lasciando le persone in acqua».
Salvini dice che da papà non metterebbe suo figlio nel gommone per morire nel Mediterraneo, che è meglio aiutarli in Africam, e quindi la polemica è destinata a continuare.
Le accuse che arrivano ormai da anni da governi, politici e magistrati vengono rispedite al mittente.

LE POSIZIONI
Jan Ribbeck, responsabile degli equipaggi della Sea-Eye, nega che l'attività delle Ong possa essere una complicità di fatto con gli scafisti. «Tutte le statistiche dell'Onu, dell'Europa e delle Ong dimostrano che il flusso non aumenta con la nostra presenza. E poi, il diritto di una nazione o di un individuo non può stare sopra il diritto internazionale». È vero che il porto più vicino sarebbe La Valletta, riconosce Ribbeck. «Ma il governo di Malta e le autorità del porto de La Valletta ci hanno rifiutato l'approdo». Quanto alle responsabilità, «l'Olanda non ne ha alcuna, perché noi siamo in acque internazionali, dove qualsiasi Paese vicino, nel Mediterraneo, è responsabile per le vite dei naufraghi».
 
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