Usa, nuova inchiesta sulla Casa Bianca: informazioni top secret nelle mani di dipendenti senza credenziali

Usa, nuova inchiesta sulla Casa Bianca: informazioni top secret nelle mani di dipendenti senza credenziali
di Anna Guaita
4 Minuti di Lettura
Giovedì 15 Febbraio 2018, 00:34 - Ultimo aggiornamento: 17:13

NEW YORK – Le stesse accuse che Donald Trump ha lanciato a piene mani contro l’ex rivale Hillary Clinton, rischiano di tornagli addosso, come un boomerang. E a rinfacciargliele è lo stesso deputato repubblicano che per anni è stato un mastino a caccia di Hillary.

Il deputatoTrey Gowdy, della Carolina del sud, ha annunciato che la Commissione di vigilanza, di cui è presidente, ha aperto un’indagine sull’apparente leggerezza con cui alla Casa Bianca vengono trattati i segreti di Stato.

Nel passato, nell’inchiesta sulle email di Hillary Clinton, sia i repubblicani, guidati proprio da Gowdy, che Donald Trump, avevano lamentato la leggerezza con cui l’allora segretario di Stato aveva a loro giudizio trattato informazioni riservate e segrete. L’accusa era di aver messo a rischio la sicurezza dello Stato con l’uso di un sistema di email privato e non protetto.

Ma ora è la Casa Bianca a essere al centro di uno scandalo in cui informazioni riservate e segrete sono state trattate con leggerezza. E questo scandalo rischia di essere grave per il presidente, e soprattutto per il suo capo di Gabinetto, il generale John Kelly.

Tutto nasce dalla vicenda di Rob Porter, segretario dello staff,  vicinissimo al presidente, costretto a dimettersi quando si è saputo che l’Fbi non aveva potuto concedergli le credenziali di sicurezza per via del suo passato violento. Le due ex mogli, nonché una ex fidanzata di Porter hanno infatti testimoniato sotto giuramento di essere state oggetto di violenze fisiche e mentali da parte di Porter. Gli abusi sono venuti alla luce solo durante le indagini di rito che il Bureau fa su ogni dipendente prima di concedergli le credenziali. In questi casi, un cittadino americano è obbligato a dire la verità: mentire a un agente dell’Fbi è infatti un crimine.

Il fatto che un individuo con un simile passato possa aver lavorato alla Casa Bianca per un anno, con l’incarico di passare in rassegna le informazioni top secret da presentare al presidente ha fatto scalpore. Come ha fatto scalpore che il presidente e il capo di gabinetto Kelly lo abbiano difeso sostenendo che era un uomo di grande integrità e bravura, e che nessuno dei due abbia avuto parole di solidarietà verso le donne sue vittime.

Solo quando sulle pagine dei giornali e sugli schermi tv è comparsa una foto di Colbie Holderness, la prima moglie di Porter, con un occhio nero, e dopo che la sua testimonianza e quella della seconda moglie, Jenny Willoughby, sono diventate pubbliche, con tutti i particolari degli abusi sofferti, Porter si è dimesso.  

Nel Paese si discute con preoccupazione del fatto che il presidente abbia difeso Porter invece che le donne da lui attaccate. E si discute di come il generale Kelly abbia potuto mantenere Porter a quel posto di alta responsabilità pur sapendo che l’uomo aveva un passato tale da non aver ottenuto le credenziali di sicurezza.

Il deputato Gowdy, finora un fedelissimo di Trump, si è fatto portavoce del disagio nazionale davanti a un simile comportamento: «Come è possibile che questo signore avesse quel posto, quando era stato accusato in modo credibile di abusi fisici e mentali?» chiede Gowdy, che prima di diventare un politico era stato un procuratore distrettuale.

Per di più, sull’onda dello scandalo di Porter si è anche scoperto che almeno altri 100 dipendenti della Casa Bianca di Trump non hanno ottenuto il via libera della sicurezza, e fra questi c'è anche Jared Kushner, il genero del presidente, che ricopre il ruolo di "consigliere speciale". E se è vero che le credenziali per i dipendenti di una nuova Amministrazione possono tardare anche uno o due mesi, in questo caso si parla oramai di un intero anno. Ciò significa che informazioni top secret passano per le mani di persone sul cui passato l’Fbi non può garantire.

Nel caso di Porter, lo stesso capo del Bureau ha detto di aver trasferito il dossier alla Casa Bianca ben quattro volte: nel marzo del 2017, nel luglio, nel novembre e infine nel gennaio 2018. Impossibile dunque che il capo di Gabinetto, Kelly, e l’avvocato della Casa Bianca, Don McGahn, non abbiano letto le accuse delle tre donne registrate sotto giuramento dagli agenti Fbi. E dunque Gowdy reagisce: «Sono molto turbato da tutto questo. E intendo scoprire sia da McGahn che da Kelly, che da chiunque altro: cosa sapevate, e che cosa avete fatto per rivolvere questa situazione?»
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA