Walmart: «Vietata la vendita agli under 21». Nella stessa giornata il gigante americano del retail Walmart ha annunciato che applicherà «il prima possibile» una restrizione sulla vendita di armi a chi ha meno di 21 anni in più di 6.000 punti vendita negli Stati Uniti. Dopo la sparatoria del 14 febbraio alla Parkland High School in Florida, dove sono morte 17 persone, l'azienda ha rivisto la sua politica in questo settore e ha «deciso di alzare il limite di età per l'acquisto di armi da fuoco e munizioni a 21 anni - si legge in un comunicato - Prendiamo sul serio il nostro obbligo di essere un venditore responsabile di armi ed andare oltre la legge federale, chiedendo ai clienti una verifica sui precedenti prima di comprare qualunque arma», ricordando alcune delle restrizioni che ha già applicato nei negozi dal 2015. Gia da tre anni, infatti, Walmart non vende più fucili d'assalto semi-automatici, tra cui l'AR-15, l'arma con cui sono state commesse le sparatorie più recenti nel Paese, e le pistole, così come i caricatori balistici ad alta capacità o accessori simili. Unica eccezione l'Alaska, dove la vendita di pistole continua. La società, inoltre, si impegna anche a rimuovere dai propri negozi i fucili giocattolo che sembrano armi d'assalto.
Dick’s: «Bloccata la vendita di armi semiautomatiche e fucili d’assalto». La decisione di Walmart segue di poche ore quella del colosso delle attrezzature sportive Dick's, che ha deciso di bloccare nei propri negozi la vendita di armi semiautomatiche e fucili d'assalto e di innalzare a 21 anni l'età minima per acquistare armi. «Abbiamo ritenuto necessario fare qualcosa. I pensieri e le preghiere non bastano» ha dichiarato il presidente e amministratore delegato Edward Stack, aggiungendo di essersi molto allarmato per aver scoperto che il 19enne autore della strage di Parkland, Nicolas Cruz, ha acquistato a novembre un fucile in un negozio di Dick, sebbene quell'arma non fosse stata usata nella sparatoria di massa nella scuola. «Abbiamo capito che avremmo potuto fare parte di questa storia e ci siamo detti: non vogliamo più essere coinvolti - ha continuato il manager – Serve una riforma di buonsenso sulle armi. Abbiamo visto quel che è accaduto a Parkland e siamo rimasti turbati e sconvolti: amiamo questi ragazzi e il loro grido “Quando è troppo è troppo” è arrivato fino a noi».
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