I rapporti Usa-Russia/ Una reazione show che non modifica gli equilibri di fondo

di Alessandro Orsini
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Domenica 15 Aprile 2018, 00:10
Il bombardamento americano della Siria non muterà i rapporti di fondo tra Stati Uniti e Russia. Il lancio dei missili contro Assad è stato concepito come uno sfogo emotivo davanti all’orrore delle armi chimiche e non come una mossa strategica. Trump ha tranquillizzato Putin, chiarendo che non intende andare oltre un attacco occasionale. Dal canto suo, Putin, che non ha subito alcuna perdita, ha imposto ad Assad di non replicare al fuoco e si è poi limitato a una semplice reazione diplomatica: “Gli Stati Uniti violano il diritto internazionale”. Il lancio dei missili conferma che Stati Uniti e Russia continuano a rispettare le regole che caratterizzano i rapporti tra i cosiddetti “nemici-amici”. Due esempi aiuteranno a capire. Obama armava i ribelli siriani che si battevano per rovesciare Bassar al Assad, ma si rifiutò di vendere loro i missili per abbattere gli aerei russi. Obama appoggiava i ribelli siriani, ma lasciava che Putin potesse bombardarli senza correre pericoli. Dal canto suo, Putin appoggia il dittatore della Corea del Nord, ma ha poi approvato le sanzioni contro di lui per accontentare Trump. L’accordo tra Stati Uniti e Russia è che chiunque può sparare in Siria, ma nessuno deve sparare sui soldati russi o americani che, infatti, non sono mai morti. Il fatto che Trump avvisi Putin tutte le volte che sta per bombardare le basi di Assad rende superfluo ogni ulteriore commento. 

Cerchiamo adesso di capire perché Trump persevera nel condurre bombardamenti punitivi che non hanno nessuna conseguenza sul piano sostanziale. I rapporti di forza in Siria restano infatti gli stessi e si possono riassumere come segue: gli Stati Uniti non hanno alcuna possibilità di realizzare il loro progetto iniziale di rovesciare Bassar al Assad per sostituirlo con un presidente filo-americano. La ragione è semplice: Putin ha piazzato soldati, navi e aerei in difesa del presidente siriano. Ne consegue che l’unico modo per abbatterlo è quello di sparare sui soldati di Putin. Per modificare i rapporti sostanziali tra Stati Uniti e Russia bisognerebbe modificare la sostanza dei rapporti, che è radicata nei missili che Putin ha piazzato in Siria. Dal momento che i capi di Stato non hanno un interesse che le persone comuni capiscano la sostanza dei problemi, distolgono la loro attenzione con discorsi che appaiono incredibili, data la drammaticità dei contesti. Il dramma del contesto è rappresentato dal fatto che i siriani continuano a morire. Eppure, lo scontro tra Stati Uniti e Russia, in queste ore, è sul numero di missili americani abbattuti dal sistema di difesa russo-siriano. Gli americani dicono che nessuno dei loro missili è stato intercettato, mentre i russi dicono che un certo numero è stato distrutto. Se Trump e i suoi alleati non hanno alcuna possibilità di strappare la Siria alla Russia, perché non chiudono un accordo di pace? 

La risposta è semplice: non potendo conquistare la Siria, Trump ricorre a una strategia che i politologi americani chiamano “sanguinamento”. Quando una grande potenza non può sconfiggere un nemico attraverso uno scontro diretto, cerca di logorarlo impegnandolo in un conflitto molto costoso, che aiuta a comprendere anche l’ultimo lancio di missili. Più gli americani investono per tenere viva la guerra siriana, meno i russi possono investire su altri fronti, come l’Ucraina dell’Est. Gli Stati Uniti possono permetterselo. Trump e i suoi alleati rappresentano il blocco più ricco e potente mai apparso sulla faccia della Terra. Trump può contare su Francia e Inghilterra. Putin, invece, su Iran e milizie libanesi di Hezbollah. La sproporzione è enorme. A parlar chiaro si fa prima: la guerra in Siria è guerra per il potere allo stato puro. È guerra perché Trump vuole strappare la Siria a Putin, che cerca di non perderla. Abbiamo passato gli ultimi decenni a temere un’ecatombe a causa del presunto scontro di civiltà tra l’Islam e il cristianesimo. L’ecatombe siriana è invece causata dallo scontro tra gli Stati più laici del mondo. Il futuro non ci riserverà niente di diverso da quello che ci riserva il presente. La Russia e l’Iran conserveranno il controllo sulla Siria. A Trump, Macron e Theresa May resta di scegliere tra due sole strade: la pace o il sanguinamento.

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