Usa, la nuova vita di Zion dopo il trapianto di entrambe le mani: «Adesso il mio sogno è diventato realtà»

Usa, la nuova vita di Zion dopo il trapianto di entrambe le mani: «Adesso il mio sogno è diventato realtà»
di Federica Macagnone
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Mercoledì 19 Luglio 2017, 18:04 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 15:15
Zion Harvey aveva due anni quando una maledetta infezione lo gettò in un tunnel che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza: perse le mani e i piedi e si ritrovò con i reni devastati. Salvato dai medici per i capelli quando ormai le speranze vacillavano, cominciò la ripresa andando sotto i ferri per un trapianto che gli assicurò dei reni nuovi, e successivamente gli vennero applicate delle protesi per permettergli di camminare. Un esordio nella vita, il suo, da vero combattente messo subito davanti alle prove più dure. E mentre i suoi coetanei crescevano spensierati, lui affrontava con grinta un ostacolo dietro l'altro coltivando un sogno: afferrare tra le mani una mazza da baseball per giocare con gli altri bambini di Baltimore, nel Maryland. Quelle mani che lui non aveva più. Almeno fino al 2015, quando Zion aveva otto anni e si prospettò una possibilità insperata: un doppio trapianto di mani, il primo mai effettuato su un bambino, grazie a una donazione da cadavere.

Lo straordinario e rischioso intervento fu realizzato, dopo una lunga e complessa preparazione, nel luglio 2015 al Children's Hospital di Filadelfia da un team di 40 specialisti che lavorarono per 11 ore per "attaccargli" ossa, terminazioni nervose, vene, tendini e pelle. Poco tempo dopo l’operazione, quando ormai riusciva a muovere un po’ le mani, Zion disse sorridente ai giornalisti: «Grazie a tutti per avermi aiutato in questo cammino difficile». Non sapeva ancora che spesso, come canta Venditti, "quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita". Da quel momento, infatti, è cominciato un percorso postoperatorio lungo, e a volte drammatico, costituito da una terapia costante e costellato da crisi di rigetto: un viaggio che solo oggi sta arrivando alle battute finali e il cui esito è stato pubblicato in questi giorni dai medici del Children’s Hospital sulla rivista The Lancet Child & Adolescent Health. Due anni di piccoli passi, esercizi costanti, successi, ricadute, sofferenze e risalite.

«Zion ha subito otto episodi di rigetto delle mani, i più acuti a 4 e 7 mesi dal trapianto - dice la dottoressa Sandra Amaral - Ogni volta siamo riusciti a risolvere la situazione grazie agli immunosoppressori e senza danneggiare la funzionalità delle mani trapiantate. Zion continua a migliorare grazie a una terapia quotidiana che ogni giorno gli permette di incrementare le funzioni delle sue nuove mani e al sostegno psicologico che lo aiuta a gestire la novità». Il dottor Scott Levin, responsabile dell’intervento, ha lodato pubblicamente il coraggio del bimbo: «Non ho mai visto Zion piangere, non l’ho mai visto lamentarsi perché non voleva seguire la terapia. Il suo coraggio e la sua determinazione hanno dato molta forza anche a noi. La cosa più importante che ha guadagnato è la dignità. Prima, quando era a scuola, doveva chiedere aiuto ai compagni o all'insegnante per qualunque cosa: ora invece può fare tutto senza bisogno di nessuno».

Dopo una strada tutta in salita, quindi, Zion è riuscito a realizzare il suo sogno e può guardare al futuro con speranza: il suo conto con la sfortuna lo ha già pagato a caro prezzo. Ora è in grado di svolgere da solo tutte le principali attività quotidiane come tutti gli altri bambini, quello che per altri è scontato, per lui è un dono: può scrivere, vestirsi, mangiare, lavarsi i denti, usare le forbici. «Prima non avevo le mani, ora ne ho due - dice Zion - ma sono sempre io: ecco il pezzo della mia vita che mancava, ora la mia vita è completa».

Sono oltre un centinaio le persone in tutto il mondo che sono state sottoposte a un trapianto di mano o braccia. Il primo risale al 1998, seguito due anni dopo, nel 2000, dal primo doppio trapianto di entrambe le mani. Nel maggio del 2000 una neonata in Malesia, nata con una grave deformità congenita, divenne la prima bambina a ricevere una nuova mano e un nuovo braccio donato dalla sorella gemella morta alla nascita.
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